L’Italia è uno dei Paesi in cui i politici hanno mostrato la più grande ostilità nei confronti dei giornalisti, in particolare da giugno 2018 ad agosto 2019, durante il Governo della coalizione costituita dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. Lo scrive il Relatore del Comitato sulla cultura, la scienza, l’educazione e i media dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, George Foulkes, nel rapporto presentato il 3 gennaio 2020 e che sarà discusso dall’Assemblea parlamentare il 28 gennaio (Doc. n. 15021, Report). Nel documento, proprio sulla situazione italiana, sono ricordate le minacce dell’allora Ministro degli interni Matteo Salvini che aveva dichiarato di voler togliere la protezione predisposta nei confronti del giornalista investigativo Roberto Saviano e gli insulti dell’ex Ministro del lavoro (ora degli esteri) Luigi Di Maio ai giornalisti definiti “sciacalli”, a cui si sono aggiunte le dichiarazioni sul taglio dei fondi pubblici alla stampa, nonché la richiesta alle aziende a controllo statale di non comprare spazi pubblicitari sui giornali. Il comportamento aggressivo della classe politica verso i giornalisti – si legge nel rapporto – in particolare in Italia, nella Repubblica Ceca, in Slovacchia e in Turchia, costituisce una minaccia ai media in generale.
Dal documento appare un quadro allarmante in tutta Europa, con continui attacchi alla stampa, rischi per i cronisti investigativi e impunità diffusa per i responsabili di atti intimidatori. I giornalisti, infatti, sono ovunque sotto attacco, con minacce, atti di violenza fisica, pressioni politiche ed economiche: una situazione che ha evidenti ripercussioni negative sulla democrazia e che porta a un incremento delle violazioni dell’articolo 10 della Convenzione europea di diritti dell’uomo che assicura il diritto alla libertà di espressione. Una conferma arriva dalla Piattaforma per la protezione dei giornalisti istituita nel 2015 dal Consiglio d’Europa: dal 2015 al 25 novembre 2019 sono stati 26 i giornalisti uccisi e 109 quelli in detenzione. Inoltre, in 638 casi si sono verificate gravi violazioni della libertà di stampa in 39 Paesi. La situazione, poi, è particolarmente preoccupante in alcuni Stati come l’Azerbaijan, Malta – come dimostrato dall’uccisione della giornalista Daphne Caruana Galizia, con una situazione paradossale considerando che i familiari della giornalista devono fronteggiare 30 cause civili per diffamazione – Russia e Turchia. Per quanto riguarda l’Italia, il Relatore ha segnalato l’aumento delle intimidazioni verso i giornalisti sia da parte di organizzazioni di stampo mafioso sia da parte di gruppi neofascisti. D’altra parte, già dal rapporto annuale sull’attività della Piattaforma per la protezione dei giornalisti risultava che l’Italia aveva avuto il più alto numero di alerts nel 2018 (13, lo stesso numero della Russia).
Nel rapporto è individuato un ulteriore fattore di rischio per la libertà di stampa ossia l’insicurezza del lavoro dei giornalisti, attestata dall’elevato numero di freelance e da forme atipiche di rapporti di lavoro. Ma non basta: a rischio la protezione delle fonti, in particolare per il largo utilizzo di misure penali che hanno un effetto deterrente sulla libertà di stampa. Non va dimenticata la piaga delle azioni di diffamazione senza alcun fondamento che hanno il solo effetto di minacciare la stampa e impedire l’esercizio della libertà di espressione, provando a ridurre al silenzio i giornalisti. Il chilling effect – scrive il Relatore – è, infatti, sicuro, anche a causa dei costi che il giornalista deve sopportare. Pertanto, Foulkes proporrà l’adozione di leggi che prevengano le querele temerarie, dispongano l’eliminazione di misure penali nei confronti della stampa, salvo nei casi di incitamento alla violenza o all’odio.