Un ricordo di Anna Karina. Attrice-icona della Nouvelle Vague, recentemente scomparsa

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“L’anti Bardot”, “La rivale di Jeanne Moreau”, “La vera musa della nouvelle vague”…Possono bastare?
Erano queste, ed anche altre, le definizioni ad effetto (approssimative e fitte di luoghi comuni: tutti sciocchi) che ‘celebravano’, nei suoi anni migliori, il fascino e il talento della bella, esile, attrice “per forza di natura” Anna Karina, nata in Danimarca nel 1940 e di recente scomparsa a Parigi dopo lunga malattia.

Artista in realtà poliedrica, vibratile, prismatica, poiché durante la sua (lunga) carriera fu anche apprezzata  sceneggiatrice, regista, compositrice e produttrice di cinema. In Francia e non solo.   Mentre la diffusa ‘vulgata’ si limita ad associare il suo nome a quello di  Jean-Luc Godard (della quale fu anche moglie) per il quale interpretò otto film tra il 1960 e il 1967, diventando –pertanto-   uno dei volti   iconici  della Nouvelle Vague.

Figlia di una costumista (che aveva lavorato per Dryer nella preparazione di “Gertrud”) e di un capitano di marina, datosi alla macchia dopo la sua nascita, Anna descrisse la sua poco fausta (e girovaga) infanzia come unica e sola “volontà di essere amata”

Così come accade a tante attrici “innate, ma lasciate a se stesse”, la sua carriera ebbe inizio  con esibizioni canore nei cabaret di Copenaghen, per poi evolvere  come modella, quindi  apparire in spot pubblicitari e cortometraggi. Il trasferimento a Parigi coincide con la fine degli anni ’50, città “sognata” dove ebbe modo di farsi apprezzare da Pierre Cardin e Coco Chanel (cui deve il sopraggiunto ‘battesimo’ di Anna Karina, essendo il suo vero nome Hanna Blarke Bayer).

Da mannequin- appunto- venne notata (e desiderata) da Godard, che all’inizio degli anni ’60 era  apodittico critico cinematografico per i “Cahiers du cinéma”. La  prima apparizione della Karina in un film risale al 1959, ma l’opera non venne autorizzata per un discusso finale che rischiava querela di plagio, e un commento di voce fuori campo che pare ammonisse: “Le minacce ricevute durante un momento strano sono le più grandi riflessioni di una cosa strana dalla vita!” (Godard dixit)

Anna, in realtà, avrebbe dovuto  partecipare al fil di esordio del suo futuro marito, “Fino all’ultimo respiro” (girato nello stesso tempo in cui ella  recitava in una serie di spot pubblicitari, ricoperta da bolle di sapone), ma rifiutò poiché non voleva prestarsi  a  scene di nudo;  mentre fu suo il ruolo che il regista le offrì in “Le Petit Soldat” (1960), lungometraggio dai forti contenuti politici che arrivò in sala solo tre anni più tardi, causa problemi di censura.

Per inciso: Godard e la Karina si sposarono nel  marzo del 1961 durante le riprese di “La donna è donna”, e divorziarono nel 1968.

Non mancarono peraltro le soddisfazioni e i riconoscimenti. Anna Karina venne premiata come miglior attrice al Festival di Berlino del 1961 per l’interpretazione di Angela nel film “La donna è donna”. E la  sua carriera  non si limitò – per sua intelligenza e determinazione- al sodalizio con Godard. “Anna divenne la musa di molti altri registi”- solennizzano alcuni biografi. Pur se la filmografia in tandem con lo scorbutico, misantropo coniuge annovera titoli appartenenti alla storia del cinema: da “Questa è la mia vita” a “Bande à part”, da “Agente Lemmy Caution a “Pierrot le fou” (dove Anna è stupenda eroina romantica dei nostri tempi).

Indubbiamente,poi,  la  sua interpretazione in Suzanne Simonin, in “La Religiosa” di Jacques Rivette è tutt’ora di efficace impatto. E la partecipazione a “Lo straniero” (1967) di Luchino Visconti è palesemente superlativa e di forte (“ intimamente fragile”) spessore.

Fuori dalla Francia, Anna Karina recitò degnamente in “Rapporto a quattro” (1969) di George Cukor, “In fondo al buio” (1969) di Tony Richardson,  “Pane e cioccolata” (1974) di Franco Brusati, “Roulette cinese” (1976) di Rainer Werner Fassbinder.

Seppe anche  auto dirigersi in “Vivre ensemble” (1973) e “Victoria” (2008). Passando a teatro con alcuni spettacoli citati in antologie: da “Pour Lucrece” a “Toi et tes nuages”, da  “Il fait beau jour et nuit”  a “Apres le repitition”.

Pochi sanno, infine,  che la  Karina ebbe anche una discreta carriera da cantante. All’inizio degli anni 1960, ad esempio,  interpretò due dei maggiori successi dell’epoca, “Roller Girl” e “Sous le soleil exactement”, entrambe desunte da una commedia musicale in cui ella cantava sette canzoni al fianco di Serge Gainsbourg e Jean-Claude Brialy.

 

Ps L’attrice inoltre scrisse anche tre romanzi e partecipò a tante “emissioni” televisive. Nel 2005 registrò “Chansons de films”, una raccolta di canzoni tratte dal cinema. Nel 1996 il regista italiano Armando Ceste le dedicò un attendibile documentario-intervista. Non so se rintracciabile su internet…

 


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