Bisogna essere grati a Mary Liguori per il pezzo pubblicato su “Il Mattino” di domenica 22, per aver fatto chiarezza sulla complessa vicenda della sofferenza delle cooperative sociali che impiegano anche persone disabili e che hanno portato lo staff di NCO ( la nuova cucina organizzata di Casal di Principe) a minacciare la chiusura del ristorante per il prossimo 7 gennaio 2020. Questo avverrà, se non si mettono in atto le necessarie iniziative istituzionali per riparare al grave danno delle mancate legittime risorse dovute per il pagamento di regolari fatture e costi di personale.
È francamente una situazione intollerabile. Fa benissimo Tonino De Rosa, il responsabile, a spiegare che la loro non è la richiesta di un qualche “contributo” o sovvenzione particolare. Si tratta di quanto dovrebbero ricevere dai Comuni e dalla Regione Campania, tramite la quota di “budget di salute” dell’ambito C6, dell’area Atellana, non versata in un semestre del 2012 e poi neanche per l’intero 2017 e 2018. Si tratta di fatture non pagate per i servizi resi. Così è la Coop. NCO ad aver accumulato un credito di 280.000 euro ed a non poter pagare da mesi ne’ i 18 ragazzi con handicap inseriti nel programma lavorativo ne’ i venti giovani soci della cooperativa.
Fa dunque bene il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, intervistato da Gigi di Fiore, a ribadire con forza che la chiusura del ristorante sarebbe uno scacco per lo Stato ed un pericolosissimo segnale di debolezza nei confronti della camorra casalese contro cui si è a lungo combattuto. Nco e tutte le cooperative sociali, ora in difficoltà, sono il segno concreto di un riscatto possibile del territorio e di una nuova economia sociale che permette ai giovani di lavorare e costruire un futuro.
Non ci vuole proprio il “tradimento” dello Stato e delle istituzioni locali !!!
La situazione è veramente paradossale ed è indispensabile un intervento ad horas, oltre ad una ragionevole revisione di tutta la materia relativa ai budget di salute. Ho voluto riprendere il ragionamento dei soci della cooperativa perché è bene chiarire che loro hanno fatto e fanno la loro parte ! Si tratta di un’impresa che da’ lavoro, nel segno del riscatto e della rinascita di un territorio ed anche se con qualche difficoltà regge bene sul mercato, senza favoritismi, se non si trovasse nelle condizioni di aver accumulato un credito di tale portata per responsabilità delle istituzioni che dovrebbero avere vicine.
Non vorrei che si facessero confusioni. Tutti a parole vantano l’importanza della gestione sociale dei beni confiscati, ma bisogna essere conseguenti ! E tutti conoscono le tante e variegate “criticità” di cui sempre si discute. Ma qui non si tratta delle lungaggini per passare dal sequestro alla confisca; non della vandalizzazione di tanti immobili o dei terreni coltivati; non si tratta della difficoltà di reperire finanziamenti per le “start up” o per la promozione di progetti specifici. Qui è a rischio il lavoro concreto, anche dall’alto valore simbolico di giovani coraggiosi che fanno funzionare “bene” un’impresa sociale che da’ lavoro e speranza, per colpa di pastoie burocratiche o di colpevole disattenzione istituzionale ! Non ce lo possiamo permettere.
Altrimenti sarà vuota retorica lodare il “Pacco alla camorra”, ed il lavoro capillare che c’è alle spalle, nelle sale del Senato della Repubblica o nel Consiglio regionale della Campania.
Già in occasione dell’iniziativa svoltasi il 19 dicembre la Presidente del Consiglio Rosetta D’Amelio, il Presidente della Commissione anticamorra, Carmine Mocerino ed i consiglieri Enza Amato e Vincenzo Viglione hanno preso un impegno concreto a sollecitare la soluzione dei problemi sollevati. Ora serve l’impegno di tutti. Ad horas !
Geppino Fiorenza
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