ROMA – Identità costituzionale, radicamento nelle comunità territoriali e proiezione verso il futuro. Sono queste le sfide per il prossimo triennio che il volontariato dovrà affrontare. Con lo sguardo rivolto ai prossimi anni, il mondo del terzo settore e del volontariato italiano si è riunito oggi a Roma, nell’Aula Magna della Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre, per riflettere sul proprio ruolo, sulle difficoltà e le prospettive. L’incontro, organizzato dal Forum nazionale del terzo settore, da Csvnet e da Caritas Italiana in occasione della 34ima Giornata internazionale del volontariato, ha visto la partecipazione di oltre 200 rappresentanti del terzo settore provenienti da tutta Italia, dei sottosegretari al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Stanislao Di Piazza e Francesca Puglisi e infine anche del presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, che ha voluto ricordare il ruolo del volontariato nel nostro paese. Un volontariato che per Conte “non rappresenta una riserva di buonismo, come a volte viene rappresentato. Non è uno spazio di sognatori o di persone inappagate e insoddisfatte della vita. È un’ampia galassia di un popolo fatto di donne e uomini concreti che vivono seriamente e responsabilmente i valori della Costituzione”.
Per immaginare il volontariato del prossimo decennio, spiegano gli organizzatori, bisogna “esplorare almeno tre dimensioni – si legge nel documento presentato oggi – : la sua dimensione costituzionale, individuando il suo radicamento costituzionale quale fondamento per la sua proiezione futura; il radicamento che esso esprime nelle comunità territoriali, quale fattore di coesione e innovazione sociale; la sua collocazione strategica all’interno dell’Agenda 2030, quale scenario condiviso a livello planetario nel quale il volontariato è chiamato a svolgere un ruolo di primo piano”. Tuttavia, questo ruolo “spesso è sottostimato dai governi – ha affermato Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del terzo settore -, quando invece i paesi che costruiscono le condizioni per una maggiore capacità di operare del volontariato sono anche quelli che ottengono maggiori vantaggi in termini di sviluppo sociale e economico. Quelli che osteggiano il volontariato, infatti, hanno maggiori difficoltà. Rimettere al centro dell’attenzione delle istituzioni questo grande valore del volontariato crediamo che oggi sia un tema importante”. Per Fiaschi, però, è necessario che “la politica non sottostimi il potenziale del volontariato e del terzo settore – ha aggiunto – e che si riprenda rapidamente il percorso di completamento della riforma che voleva e vuole essere una grande occasione di sostegno dell’iniziativa del terzo settore e del volontariato e che oggi rimane un po’ impigliata nei cambi di governo e nelle inerzie che si generano in queste transizioni. Noi non arretreremo nel nostro impegno rispetto a questo fronte”.
Don Marco Pagniello di Caritas italiana, ha invece rivolto l’attenzione verso il ruolo del volontariato a sostegno dei più deboli. “Ai volontari chiediamo di crescere nella consapevolezza di farsi voce di chi non ha voce – ha affermato don Pagniello -, di tutte quelle situazioni che oggi più che mai hanno bisogno di essere ascoltate per ciò che sono veramente. Credo che per costruire comunità solidali c’è bisogno di condivisione delle vulnerabilità. Scoprirsi tutti vulnerabili potrebbe aiutarci a rinsaldare e ricucire quei legami che vanno oltre la fragilità e ci permettono di tornare ad essere comunità che sanno accogliere”. Un volontariato che gioca un ruolo decisivo per il bene comune, ha sottolineato Francesco Profumo, presidente di Acri, anche con il sostegno delle Fondazioni di origine bancaria. “Il bene comune e l’interesse generale non sono appannaggio esclusivo del soggetto pubblico – ha spiegato Profumo -, ma costituiscono una finalità comunitaria che coinvolge e impegna direttamente anche la cittadinanza e gli organismi associativi da essa liberamente espressi. In questa prospettiva si delineano le importanti sinergie che le Fondazioni e il mondo del volontariato possono realizzare giocando, insieme, un ruolo di grande peso nella complessa fase di trasformazione del sistema di welfare del nostro paese”.
In Italia sono quasi 6 milioni i volontari attivi che operano all’interno di oltre 350 mila organizzazioni. Tra questi anche Ilaria, Yacine, Marco e Ana Maria, quattro volontari che hanno raccontato le loro storie durante gli interventi della mattinata. “Quattro cittadini che hanno raccontato il loro esempio di civismo attivo – hanno spiegato gli organizzatori -, e che con il loro impegno quotidiano contribuiscono a promuovere una società aperta e inclusiva, rafforzando la coesione sociale del nostro paese”. Ilaria è una dei giovani ‘Pony della solidarietà’, il progetto di sostegno alla domiciliarità degli anziani, con il coinvolgimento di volontari tra i 16 e i 29 anni, che promuove lo scambio culturale ed emotivo intergenerazionale. Yacine da 4 anni è volontaria in associazioni che si occupano di inclusione sociale e con il progetto ‘Cultura dell’accoglienza’ contribuisce alla promozione di una rete attiva tra associazioni in favore della coesione sociale dei migranti attraverso lo sport. Marco svolge la sua attività di volontariato all’interno di una mensa popolare per persone senza dimora, nell’ambito del progetto ‘Fooding – Alimenta la solidarietà’, che sostiene anche l’inclusione delle persone e rafforza i legami solidali attraverso la costruzione di spazi di accoglienza. Ana Maria, originaria della Guinea equatoriale, è in Italia da 28 anni. È volontaria e da 2 anni presidente di un’associazione che opera nel campo dell’immigrazione e si occupa in particolare di tratta e di violenza nei confronti delle donne e dei bambini, sia italiani che immigrati.
A ricordare, infine, l’appuntamento del 2020 che vede l’Italia ospitare per la prima volta la Capitale europea del volontariato, è Stefano Tabò, presidente di Csvnet. “Il 7 febbraio saremo tutti a Padova, insieme al Capo dello Stato. Un riconoscimento che ci inorgoglisce”. Per Tabò, il volontariato “non è solo un portatore di utilità sociale, ma è innanzitutto cultura di cittadinanza orientata ai valori costituzionali, capace di favorire al meglio la promozione delle comunità”. Tuttavia, la sua ricchezza nei diversi territori non deve dividere, ma avvicinare. “Troppe volte mi trovo in condizioni in cui vedo il tentativo di dire che l’Italia è divisa perché c’è un volontariato diverso, regione per regione – ha sottolineato Tabò -. Delle peculiarità continuiamo ad essere gelosi interpreti, ma del senso comune siamo strenui difensori. Che non sia per il volontariato che si divida questo paese”. Per Tabò, inoltre, è il momento di riaprire una riflessione proprio sui valori del volontariato. “So che non sono l’unico a pensarlo, ma credo che sia una prospettiva da vivere in tanti. Forse c’è un appuntamento con la storia da questo punto di vista che ci invita a riprendere in mano la Carta dei valori del volontariato e a rigenerarla riponendola al centro del dibattito come riferimento comune”.(ga)