A prima vista Hong Kong è la stessa di sempre.
Ci sono ancora le anziane signore in pensione che tolgono il malocchio agli angoli di Causeway Bay, e ci sono ancora gli indovini che leggono le carte ai passanti di Temple Street. Il mercoledì sera si scommette come sempre sulle corse dei cavalli della Happy Valley, e il distretto finanziario pullula ancora di sciami di uomini d’affari che ronzano intorno agli uffici in giacca e cravatta. A Bute Street continuano a vendere pesci rossi, cavallette, rane e lombrichi per una manciata di dollari, e sui tetti dei grattacieli i giovani sorseggiano cocktail ghiacciati e costosi mentre tengono la città ai propri piedi.
Voci Globali è tornata in questa città ancora una volta, ed è rientrata a casa con un’amara verità.
La vita di tutti i giorni va avanti, ma Hong Kong non sarà mai più la stessa.
E così abbiamo preso la metropolitana, in mezzo alla gente comune, quella che vive questa realtà ogni giorno: abbiamo trovato tante persone che siedono silenziose sui sedili, assorti negli schermi dei loro cellulari. Niente che non si vedrebbe in qualsiasi grande città del mondo.
Ma poi abbiamo peccato di indiscrezione per qualche istante e abbiamo sbirciato sui loro telefoni, come in fondo facciamo un po’ tutti quando siamo annoiati sui mezzi pubblici. E così ci siamo accorti che Hong Kong non è come qualsiasi altra grande città, perché tutte quelle persone silenziose guardano i loro cellulari riunite nella stessa intima preoccupazione: qualcuno scrive sui gruppi di Telegram, qualcun altro guarda un video sulla violenza della polizia, e qualcun altro ancora legge un articolo che parla di nuovi arresti.
Uscendo dalla metropolitana, abbiamo visto gruppi di ragazzi che si spostano stretti ai loro zainetti, quegli zainetti che in un’altra città porterebbero solo libri e quaderni, ma che oggi ad Hong Kong contengono caschi, colliri, maschere anti-gas… Continua su vociglobali