“Occupate le piazza che abbiamo liberato”. E’ il senso del messaggio che il capo della Dda di Catanzaro ha inviato il giorno stesso dell’operazione “Rinascita – Scott”, inchiesta che ha decimato i clan della ndrangheta vibonese, ma soprattutto messo in luce un sistematico intreccio tra criminalità organizzata, politica, imprenditoria e massoneria. Quel messaggio era diretto a tutti quei cittadini onesti vittime di tale intreccio. Occupare le piazze vuol dire riappropriarsene, scacciando ogni forma di paura per creare un nuovo sistema di vita sociale e civile. E la gente di Vibo Valentia oggi ha risposto con il grido “Noi ci siamo”, lo slogan della manifestazione organizzata dall’associazione “Libera” di Don Ciotti a sostegno del lavoro svolto da magistrati e forze dell’ordine che una settimana fa hanno arrestato 334 persone tra appartenenti alle cosche locali, politici, imprenditori e uomini legati a logge massoniche. Tra questi anche militari delle forze dell’ordine che informavano i boss della zona su eventuali procedimenti in corso a loro carico. Un sistema che ha soffocato l’economia dell’intera regione Calabria, costringendo gran parte della sua popolazione ad emigrare.
Collusioni che già altre operazioni come “Why Not?” e “Poseidone, avevano portato a galla, non è un caso, infatti, che siano saltati fuori quasi gli stessi nomi di 15 anni fa. Bisognerà capire ora chi blocco quelle inchieste, che ad un certo punto del loro percorso, dopo aver tolto la titolarità ai procuratori che indagavano, si arenarono, con clamorosi buchi nella conduzione delle indagini che portarono per prescrizione ed insufficienza di prove all’assoluzione di tutti gli imputati.
L’inchiesta “Rinascita” ha fatto conoscere quanto l’attività collusiva tra i vari soggetti (ripetiamo, ndrangheta, massoneria, politica ed imprenditoria) non sia un fatto riguardante solo il territorio calabrese, ma l’intero territorio nazionale. Oltre alla Calabria durante la stessa operazione ci sono stati arresti in quasi tutte le regioni d’Italia. E nei giorni successivi in una nuova simile operazione si è scoperto che le stesse collusioni sono saltate fuori in Piemonte e Valle d’Aosta, con arresti di assessori e consiglieri regionali.
Ora, il lavoro svolto da tanti magistrati, come Nicola Gratteri, non può essere ridotto ad un semplice “show”, come qualcuno, attraverso battute di cattivo gusto ha voluto far credere, anzi andrebbe continuamente illuminato da tutto il sistema informativo, a tutela dei tanti cittadini onesti che oggi sono scesi in piazza e che hanno un assoluto bisogno di comprendere cosa sia accaduto in questi anni ed anche a tutela delle persone indagate che avranno modo di difendersi nelle sedi appropriate. Tra l’altro, ricordiamo, come sottolineato dallo stesso Gratteri, che i provvedimenti per i capi d’imputazione siano stati emessi da un giudice terzo. Basta questo a far capire che la magistratura non è un cabaret.
La Calabria è una terra complicata. Alla vigilia di una competizione elettorale che vede tutti gli schieramenti lacerati al proprio interno, la risposta dei cittadini di Vibo alla chiamata del Procuratore Gratteri è un segno di speranza. E’ necessario che ci sia una crescita di tale sentimento, che uomini dello Stato come il capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro non siano isolati; che operazioni come “Rinascita – Scott” siano sempre illuminate da tutto il sistema informativo, ma soprattutto che tante altre piazze, come quella vista a Vibo oggi, tornino a riempirsi.