Giovanni Klaus Koenig, architetto geniale e intellettuale a tutto tondo, «ci ha lasciato la testimonianza di una vita intensa e impegnata, all’insegna di quella passione che gli ispiravano i temi con i quali s’è misurato per quasi mezzo secolo, nell’intento di assicurare agli uomini – entro i limiti del proprio mezzo specifico – la libertà di una vita democratica in un ambiente degno e umano, in favore del quale egli si è sempre schierato»: così definiva G. K. Koenig il collega e amico svizzero François Burkhardt, anch’egli teorico, storico e critico dell’architettura e del design.
Già, perché Koenig non è stato solo un architetto di fama transnazionale, ma uomo apprezzato dai colleghi per la sua passione, la sua ironia e la sua genialità. Un uomo definito da chi lo conosceva bene come affabile, simpatico, schietto, preciso, polemico e profondamente innamorato del proprio lavoro.
Venerdì 13 dicembre alle 16, la sua opera sarà celebrata a Firenze (città dove visse e si laureò) dai colleghi dell’Università nella quale insegnava e dagli amici, con un convegno dal titolo: «A 30 anni dalla scomparsa di Giovanni Klaus Koenig» promosso dall’Accademia delle Arti del Disegno e dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, presso l’Accademia delle Arti del Disegno – Via Orsanmichele, 4 – Firenze.
G. K. Koenig nasce a Torino nel 1924 e si laurea in Architettura a Firenze nel 1950 discutendo una tesi su: Il Centro ippico fiorentino al parco delle Cascine. Nel 1964 viene nominato professore ordinario di Caratteri distributivi alla Facoltà di Architettura di Venezia e tre anni dopo di Storia dell’architettura contemporanea all’Università di Firenze, una carica che ricoprirà fino al 1989, anno della sua morte. Tra le opere più conosciute nel design, il Jumbo Tram di Milano realizzato in collaborazione con Roberto Segoni; alcune elettromotrici per la metropolitana di Roma; il treno dei servizi pendolari delle Fs; le carrozze per le Ferrovie Nord di Milano.
In occasione della sua morte (avvenuta il 13 dicembre del 1989) l’architetto valdese veniva ricordato l’anno seguente dalla collega Mirella Loik sul settimanale evangelico La luce (progenitore di Riforma): «Per la disciplina architettonica contemporanea, ed in particolare per il contesto valdese […] non si deve dimenticare che Koenig è stato anche uno dei protagonisti principali e più capaci dell’attuale, e post moderna come epoca, architettura valdese contemporanea, avendo completato gli edifici di Agape (amministrazione e biblioteca), realizzati nell’impianto generale da Leonardo Ricci (altro importante progettista odierno della cosiddetta Scuola fiorentina); […] costruendo inoltre la sua più autonoma opera nel nuovo tempio valdese di San Secondo di Pinerolo (insieme a Claudio Messina e Gianfranco Cerrina Feroni) tra il 1958 e il 1960».
La presenza di Koenig nella cultura architettonica italiana, dunque, ha contribuito al rinnovamento della critica e della storiografia: «La collaborazione e la contiguità culturale con Bruno Zevi sono state una spinta preziosa per le sue intuizioni e la sua generosa sperimentazione nella semiologia architettonica, di cui è stato il padre fondatore. Koenig traversò l’ultimo idealismo crociano, il post-modernismo jenksiano, esercitando la lettura semiologica aperta da Umberto Eco. La vis polemica lo accompagnò per tutta la vita», ricordano i promotori dell’iniziativa di dopodomani nell’invito. Incontro che prevede il saluto di Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno; Renzo Manetti, presidente della Classe di Architettura; Maria De Santis, presidente del corso di Laurea in Architettura, e gli interventi di Francesco Gurrieri («G.K.K. un intellettuale inquieto»); Massimo Ruffilli («G.K.K. un ricordo»); Cristina Tonelli (G.K.K.: attenti al dettaglio che lo scarto è breve tra ruggito e raglio); Valdo Spini («G.K.K. un architetto un valdese») e Marco Brizzi Vite («G.K.K., note al margine di una serie di testimonianze».
Insieme a Leonardo Benevolo e Pier Luigi Spadolini, Giovanni Klaus Koenig è stato uno dei fondatori e promotori dell’Isia di Firenze, e autore di numerosi saggi sull’architettura e sul design, tra i quali si ricordano appena: L’invecchiamento dell’architettura moderna (Firenze, 1963), in cui, in anticipo sui tempi, si denunciava la crisi del Razionalismo; Architettura e comunicazione (Firenze, 1970), applicazione sistematica della semiotica allo studio dell’architettura. Alcuni dei suoi principali saggi sul design sono stati recentemente raccolti in Il design è un pipistrello 1/2 topo e 1/2 uccello (Firenze, 1991) e in Architettura del Novecento (Venezia, 1995, a cura di Egidio Mucci). È stato condirettore di riviste come Casabella, vicedirettore di Parametroe collaboratore di numerosi quotidiani e riviste tra i quali: Bollettino degli Ingegneri, Domus, Ingegneria Ferroviaria, La Nazione, L’Architettura, Modo, Ottagono.