Ebbene si lo ammettiamo, titolo e immagine di apertura possono indurre in errore. Possono far pensare ad un pezzo che racconta l’ennesima novità tecnologica, che esalta le virtù di una nuova applicazione, dell’ulteriore ritrovato per farci immergere ancora, e sempre di più, in un mondo, reale e virtuale assieme, grazie ai dispositivi più evoluti che la rivoluzione digitale ha messo a nostra disposizione. Ma non di questo trattasi. La diversità aumentata del titolo racconta differenze e novità che non attengono alle tecnologie bensì alla cultura. Ad una dimensione totalmente umana distante dall’approccio tecnologico e che sta dentro alla nuova complessità in cui la nostra società vive e prospera, anche se per la maggior parte del tempo “a sua e nostra insaputa”. Una complessità molto ben espressa e sintetizzata da Piero Dominici, sociologo della complessità e nostro sodale, in un passo dell’introduzione al suo ultimo saggio che si intitola: “Dentro la società interconnessa” edito da Franco Angeli, e che vorremmo proporVi per iniziare la nostra narrazione:
“…un tipo di società in cui la crescita esponenziale delle opportunità di connessione e di trasmissione delle informazioni, che costituiscono dei fattori fondamentali di sviluppo economico e sociale, non corrisponde ancora un analogo aumento delle opportunità di comunicazione, da noi intesa come processo sociale di condivisione della conoscenza che implica pariteticità e reciprocità (inclusione). La tecnologia, i social networks e, più in generale, la rivoluzione digitale, pur avendo determinato un cambio di paradigma, creando le condizioni strutturali per l’interdipendenza (e l’efficienza) dei sistemi e delle organizzazioni e intensificando i flussi immateriali tra gli attori sociali, non sono tuttora in grado di garantire che le reti di interazione create generino relazioni, fino in fondo, comunicative, basate cioè su rapporti simmetrici e di reale condivisione. In altre parole, la rete crea un nuovo ecosistema della comunicazione ma, pur ridefinendo lo spazio del sapere, non può garantire, in sè e per sè, orizzontalità o relazioni più simmetriche. La differenza, ancora una volta, è nelle persone e negli utilizzi che si fanno della tecnologia, al di là dei tanti interessi in gioco”.
E proprio sui rapporti fra le persone e su come si impiegano, di persona personalmente (come direbbe Catarella), tutte o quasi, queste nuove immense risorse comunicative, attraverso l’uso di supporti tecnologici evoluti e reti di interconnessione, un altro amico e sodale del nostro consesso, che si chiama Bruno Mastroianni, che di mestiere fa il giornalista e il comunicatore, e che per mestiere, gestisce i profili social di alcune importanti trasmissioni televisive di Mamma Rai, ha dedicato alcuni libri e ha tratto alcune acute riflessioni in un appuntamento pubblico di qualche mese fa, svoltosi in quel di Ascoli Piceno, sotto l’egida dell’organizzazione mondiale di divulgazione di temi “alti”, “bassi” e “medi”, ma tutti molto “smart”, dello scibile umano: denominata TedX.
Bruno nei suoi 16 minuti di esibizione davanti al pubblico del Tedx di Ascoli Piceno, analizza in particolare i meccanismi dell’interazione fra utenti sulle bacheche online dei diversi social. Vere piazze, molto meno virtuali di come ce le vogliono raccontare, e sempre più reali e molto ben corrispondenti, ad un sentire comune diffuso e ad altrettanti modi, tipi e comportamenti, tenuti da noi tutti. Utenti e persone di un universo digitale del quale sappiamo solo una minima parte, e nemmeno la migliore, e nel quale non siamo in alcun modo pronti ad abitare. In calce al post trovate il video integrale dell’intervento di Bruno Mastroianni al TedX di Ascoli. Qui di seguito alcuni passaggi, a nostro avviso, particolarmente significativi, della relazione del giornalista-filosofo romano, che abbiamo estratto per evidenziare al meglio la problematica trattata. Grazie della Vs fiducia, buona lettura, e buona visione del video. E grazie a Bruno Mastroianni per il suo lavoro e l’ottimo contributo… Continua su lsdi