Pablo Tapia Leyton è un danzatore e coreografo, da 5 anni vive e lavora a Roma, ma in questo momento è il Cile, la sua terra natale, il luogo in cui vorrebbe stare. Le proteste e le manifestazioni di piazza nel paese sudamericano vanno avanti ormai senza sosta da settimane, incuranti della stretta repressiva decisa e attuata dal Governo di Pinera, i cileni pretendono il cambiamento e lo fanno continuando a invadere le strade. Chi, come Pablo, vive in terra straniera fa quello che può: prova a raccontare, con le parola di un cileno, cosa voglia dire tutto questo.
Pablo tu hai scritto una lettera aperta in cui cerchi di spiegare cosa sta accadendo nel tuo paese. Pensi che il racconto fatto dai media italiani sia poco corretto?
Penso che il racconto dei media italiani sia l’analisi reale di quello che sta accadendo, ovviamente bisogna distinguere fra quelli “populisti” e quelli che affrontano la questione con volontà di denuncia. In questo caso esiste una parte che lo fa, chiaramente con uno sguardo esterno e quasi sempre con l’incapacità di evidenziare la forza e la determinazione di un popolo ad alzare la voce e ad autogestire una crisi sociale così complessa.
Veniamo ai fatti: in sintesi, cosa sta accadendo in Cile? Perchè la gente, nonostante la repressione, continua a scendere in strada e protestare?
Il Cile è l’unico paese al mondo in cui l’acqua è stata privatizzata. Lo stipendio del 65% dei cileni non supera i 450€ mensili, e il 77 % dei cileni ha una pensione inferiore a 150€ al mese, amministrata da privati (AFP) I quali fanno profitto con i soldi di tutti i cileni.
Il Cile è uno dei paesi dove le cure mediche sono tra le più costose al mondo; inoltre le farmacie sono grandi coalizioni di aziende che decidono i prezzi di ogni farmaco. Sotto questa strategia si impone dal prezzo del latte a quello della carta igienica.
Il Sistema Sanitario Pubblico è del tutto precario, a fronte di una notevole quantità di utenti: una volta dovetti aspettare 20 ore per entrare in un pronto soccorso.
La formazione universitaria pubblica non esiste: tutti pagano un costo annuo di circa 5000-7000€; quindi un Cileno medio (che, ripeto, percepisce 450 € di stipendio) deve chiedere un prestito alle banche private per poter studiare, arrivando così a pagare, a soli 20 o al massimo 30 anni di età, un totale di 40.000 o 50.000 € cui bisogna aggiungere il costo degli interessi.
Non esistono sussidi dello Stato per le necessarie utenze di luce, gas, benzina, e ogni 6 o 7 mesi aumentano i prezzi dei consumi primari.
La qualità del cibo è pessima, nonostante sia molto costoso: molte persone riescono a fare la spesa solo utilizzando carte di debito. Per mangiare ti devi indebitare. Il 48% dei cileni fa la spesa indebitandosi a rate.
Le autostrade sono private. Le scuole pubbliche sono sovraffollate: ci sono 45-50 studenti per ogni aula, con un solo docente e senza insegnanti di sostegno per chi ne ha bisogno.
In Cile si vive ancora sotto la Costituzione creata durante la dittatura di Augusto Pinochet.
In questo panorama il governo annuncia un aumento del costo dei biglietti dei mezzi di trasporto pubblico di Santiago. Risultato: il popolo ha detto basta ed è sceso in piazza.
Penso che la ragione principale per cui i cileni continuano a scendere per strada nonostante la repressione è che hanno perso la paura. L’altro giorno ho sentito una frase emblematica: “Ci hanno tolto tutto, non abbiamo niente… nemmeno paura”. Può suonare o sembrare una frase utopica, ma è reale… ricordiamo che questo moto di rivolta è partito da ragazzi di 13-14 anni, i quali, vedendo che nessuno faceva nulla, senza paura, hanno cominciato a evadere i controlli della metro. Da li si è attivata tutta una nazione.
Avrai sicuramente degli amici che sono rimasti lì: qual’è il loro racconto di queste giornate? Come le stanno vivendo?
Principalmente le persone parlano di questo momento come un appello all’unità. Ricordiamo che nell’ambito delle proteste non esiste un partito politico, un leader, una coalizione di persone che pensano e dicono cosa fare. È tutto un paese che si alza e si organizza.
Nonostante le divergenze, la maggioranza è molto soddisfatta di quello che sta accadendo, non pensano che sia sbagliato quello che fanno, non subiscono ( come prima) la dottrina che il governo vuole imporre. Si stanno organizzando, a livello di quartiere, per scrivere, dialogare e chiarire quali sono le richieste fondamentali che si vogliono portare davanti al Governo. Le principali, ovviamente, sono il cambio della Costituzione, e l’abolizione delle AFP (Amministrazione fondo pensione) Private.
Cosa speri che accada dopo quest’ondata di proteste?
Ho girato questa domanda ad amici e famigliari in Cile, vi riporto di seguito alcune risposte:
“…quello che accade in Cile è che i Cileni hanno libertà fin dove arriva il loro portafogli, questo deve cambiare… abbiamo una costituzione che permette di commercializzare perfino l’acqua, che è considerata un diritto umano fondamentale … non vogliamo regali, vogliamo solo quello che è giusto.”
Felipe Rivera Lillo, Arica-Cile.
“un nuovo paradigma, che possa nascere dai corpi e dall’amore. Sostenuto nella collettività come valore principale, e da questo che possa emergere l’eguaglianza e pari opportunità per tutti… c’è molto lavoro da fare, ma abbiamo l’energia.” Gabriela Neira.
“Mi aspetto un trattamento equo e dignitoso per tutti … Spero che, nonostante le differenze di opinione e I sentimenti contrastanti, si cerchi l’unione e il sostegno reciproco da parte di tutti i popoli dell’America Latina e dalle loro famiglie.
Perché siamo tutti umani … Perché è facile smettere di chiedersi cosa c’è che non va e ignorare le richieste di giustizia, amore e unione per le cause giuste …
Perché? Perché dal Cile ci è stato insegnato che insieme siamo più forti” Gabriella Rodriguez Leyton
Personalmente io vorrei un popolo che possa studiare senza pensare ai soldi, anziani che possano vivere la loro vecchiaia senza dover “sopravvivere”, lavoratori che abbiano il tempo per vivere e non debbano vivere per lavorare, vorrei anche che il sistema neo liberale venisse abolito e fosse cambiato in funzione di un patto sociale che faccia emergere un modello economico che alimenta e nutre il proprio popolo, vorrei vedere più libertà e meno repressione, vorrei un Cile nel quale mi piacerebbe poter tornare.