Due persone sono decedute in casa a Pellestrina. Conte in Laguna: “situazione drammatica”
Dalla notte tra il 12 e il 13 novembre, Venezia sta vivendo un picco straordinario di marea da 187 centimetri, mentre si iniziano già a contare i danni, che si annunciano ingenti. La Basilica di San Marco è stata inondata due volte tra il 12 e il 13 novembre, mentre sono due le persone morte nell’isola di Pellestrina: un anziano di 78 anni rimasto fulminato nella sua abitazione e un altro abitante dell’isola, deceduto anche lui in casa probabilmente per cause naturali.
A Venezia, si parla di “acqua alta” quando il livello della marea supera una determinata soglia di attenzione, ossia quella degli 80 centimetri sopra il livello medio delle acque marine nella laguna. A questa quota sorgono problemi di trasporto e di viabilità pedonale nei punti più bassi della città, come piazza San Marco. Quando la marea supera i 100 cm (5 per cento del suolo pubblico allagato), il fenomeno inizia ad interessare tratti più consistenti dei percorsi cittadini. A quota +110 cm, circa il 12 per cento della città è interessata dagli allagamenti. Quando invece si raggiungono i +140 cm, viene allagato il 59 per cento della città. Questi numeri ci danno un’idea della gravissima situazione in cui si trova Venezia in queste ore, dove la marea ha quasi raggiunto i 190 centimetri. Oltre all’innalzamento delle acque, il fenomeno dell’acqua alta è favorito dalla cosiddetta “subsidenza”, “ossia lo sprofondamento del suolo per cause naturali e antropiche”, spiega il Centro Previsioni e Segnalazioni Maree. Da un lato, Venezia ha infatti il grosso problema di essere costruita in una zona di forte abbassamento tettonico. Dall’altro lato, però, giocano un ruolo di primo piano le attività umane (come nel caso del riscaldamento globale). Nel caso di Venezia, la subsidenza è dovuta principalmente al cosiddetto “emungimento” delle falde acquifere sottostanti la città. Con questo termine si fa riferimento all’estrazione di acqua per usi industriali, una pratica molto intensa nel recente passato, in conseguenza dello sviluppo industriale di Porto Marghera. Dal 1950 al 1970, l’abbassamento medio del suolo su cui poggia Venezia è stato di circa 12 centimetri.
I danni al patrimonio culturale. Il ministro Franceschini: “tecnici al lavoro per una prima valutazione”
La Basilica di San Marco invasa dalle acque come non era mai successo dall’alluvione del 1966, i preziosissimi pavimenti musivi a rischio anche per le tante ore passate da quando l’acqua li ha coperti. Ma anche danni al piano terra di Palazzo Ducale, sede della soprintendenza, acqua nelle Procuratie Vecchie e in quelle Nuove, acqua nel Museo Napoleonico. L’eccezionale marea veneziana, conferma la soprintendente Emanuela Carpani, “ha colpito il cuore culturale della città”, mentre la paura non è ancora passata, perché si attendono due nuovi picchi per venerdì e domenica. “Anche per questo è troppo presto per valutare i danni – ribadisce – un primo sopralluogo tecnico per San Marco si farà domattina insieme con il proto, il responsabile tecnico della Basilica, ma per stime più dettagliate bisognerà aspettare la prossima settimana”. Intanto, spiega, tutti i dipendenti dei musei e della soprintendenza sono impegnati in queste ore nel fronteggiare l’emergenza e cominciare a mettere a fuoco i problemi più gravi. L’allarme più serio è al momento proprio per la chiesa icona della città, sottolinea la soprintendente, “ma certamente saranno state allagate tante altre chiese delle zone più basse, soprattutto nelle isole, a Murano, Burano, Torcello”.
Il ministero della cultura intanto “ha attivato sin dalle prime ore di allerta per l’acqua alta eccezionale a Venezia l’unità di crisi per la verifica e la messa in sicurezza del patrimonio culturale” ricorda il ministro Franceschini, che parla di ”emergenza” e sottolinea: “i tecnici della Soprintendenza di Venezia sono a lavoro in raccordo con la protezione civile, i carabinieri per la tutela del patrimonio e i vigili del fuoco”. Al momento non si registrano problemi per le collezioni museali, ma solo danni agli impianti elettrici e idraulici e alle superfici. La valutazione dei danni al patrimonio culturale, sottolinea il ministro Franceschini, “prenderà il via non appena lo consentirà il deflusso della marea”. Dalle prime notizie pervenute dalla Soprintendenza, “il patrimonio culturale della laguna, che comprende le isole del Lido e di Pellestrina, Jesolo e Chioggia, ha subito per alcune ore un’imbibizione di acqua salata e sporca che rischia di innescare fenomeni di degrado accelerato sui materiali delle murature e sulle superfici architettoniche”. Domani mattina, conclude, “è in programma un sopralluogo alla Basilica di San Marco con la Procuratoria per una prima valutazione del danni”.
Università Cà Foscari tra le istituzioni più colpite. Danni ingenti a diverse sedi
La conta dei danni, a Ca’ Foscari, dopo l’acqua alta di ieri a Venezia, rivela danni ingenti a diverse sedi per centinaia di migliaia di euro. Gli edifici maggiormente interessati sono Ca’ Foscari, Ca’ Bembo, Ca’ Dolfin, nei quali le centrali termiche non sono al momento funzionanti. Ca’ Foscari Zattere, Auditorium Santa Margherita e Palazzo Cosulich hanno subito allagamenti e danni alle strutture e agli impianti. Il Campus Economico di San Giobbe ha un’ala inagibile a causa di un parziale danno all’impianto elettrico. Il Collegio Internazionale Università Ca’ Foscari nell’isola di San Servolo non ha riportato nessun danno alle persone residenti che sono al sicuro; si segnalano lesioni all’imbarcadero dell’isola e danni di una certa entità alle strutture esterne del complesso edilizio. Per il rettore dell’Università Ca’ Foscari Michele Bugliesi: “sono giornate di profonda amarezza per Venezia e per i suoi cittadini duramente colpiti dagli eventi di marea. Anche le nostre sedi sono state danneggiate, in alcuni casi in modo importante, e le attività didattiche e scientifiche sospese in tutto il centro storico. Siamo incessantemente al lavoro per ripristinare quanto prima la piena funzionalità delle strutture e riprendere le attività”.
Il presidente della Regione Veneto Zaia formalizza lo stato di emergenza. “Scenario apocalittico”
“Pensavamo di avere visto il peggio con Vaia, invece siamo di fronte ad uno scenario apocalittico su Venezia e tutto il litorale. Uno scenario che ci preoccupa anche per le prossime ore. In montagna sta nevicando e le temperature si stanno alzando. Sono previsti 120 cm di neve, che con lo scirocco stanno facendo prospettare uno scenario come quello dell’alluvione del 2010. Ricordo che in quell’occasione sono stati colpiti 235 Comuni, oltre 10.000 tra cittadini e imprese, ed è stato superato il miliardo di danni”. Così il presidente della Regione, Luca Zaia, ha inquadrato questa mattina la drammatica situazione di emergenza maltempo che si è venuta a creare in Veneto da ieri sera. Particolarmente colpiti Venezia, Pellestrina e tutta la zona del litorale. Erano presenti alla conferenza stampa, svoltasi nella sala operativa della Protezione civile regionale, a Marghera, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, il direttore del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, Angelo Borrelli, e il capo del Corpo Nazionale dei Vigili Del Fuoco Fabio Dattilo. Nel pomeriggio presente a Venezia (insieme al ministro delle Infrastrutture Paola de Micheli) il premier Conte che parla di “una situazione drammatica, una situazione maltempo che ci preoccupa e fa soffrire le comunità”.