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Urbanistica: come e perché. Per la coesione, il territorio ed il pianeta

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La prima legge urbanistica italiana è un buon lascito di un fascismo al crepuscolo (1942). Lo scopo dichiarato era di pianificare lo sviluppo delle città, quello sottointeso era di evitare lo spopolamento delle campagne. Forse per un eccesso di antifascismo la nostra Repubblica (sino al 1977) poco si curò di urbanistica ed ecco che le grandi città furono preda della speculazione edilizia; al nord  massimo esempio è la città di Milano che ha riempito tutti i suoi spazi liberi senza un Piano Regolatore.

Al sud, Catania (un tempo la “Milano del sud”) realizzò una enormità di costruzioni non pianificate. Ma forse la città etnea ha fatto contenti i legislatori del 1942, in quanto è l’unica città d’Italia spopolata sin dagli anni ’70, avendo perso ben oltre i risultanti 100.000 abitanti, che si sono trasformati in un “esercito” di 60.000 pendolari giornalieri (N.b. l’esercito italiano ha un effettivo di 44.000 unità).

Forse l’unica similitudine tra Catania e Milano resta nella necessità di pianificare lo sviluppo urbano mediante una visione metropolitana. Milano oggi invece si lancia in ulteriori speculazioni edilizie, in deroga a qualunque normativa urbanistica; Catania, altresì, pensa di salvare il pianeta bloccando l’edilizia e favorendo la speculazione nella stupenda fascia pedemontana dell’Etna, patrimonio UNESCO. Nel frattempo gli oltre 10.000 disoccupati catanesi dell’edilizia (venti volte una crisi industriale da prima pagina) aspettano inutilmente, coinvolgendo nella miseria una popolazione prossima ai 100.000 abitanti, ciò considerando pure: l’indotto, le partite iva, i professionisti, i fornitori, gli irregolari, tutte  le relative famiglie, ma anche i commercianti che hanno perso tutta questa clientela; una popolazione che vive sotto la soglia della povertà.

Nella vituperata prima repubblica ci fu il boom anche per merito dell’edilizia, grazie al cosiddetto “Piano Casa” (quello vero), sancito da una legge “keynesiana” che titolava: “Provvedimenti per il rilancio dell’occupazione”, iniziativa che investì l’equivalente odierno di oltre 200 miliardi di euro. Bisogna trovare una via di mezzo tra tutela e sviluppo, anche per attuare la chimerica “Coesione sociale”, tra le classi e tra centro e periferia; ecco perché l’urbanistica non è un tema di altri tempi.

*Associazione Liberi Ingegneri


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