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“Upon this Rock”. Uno scottante romanzo thriller ambientato a Orvieto presto in America e in Italia

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Non è come quello italiano il mercato editoriale statunitense, of course, e si basa essenzialmente sull’idea dello scrittore – o della scrittrice – come high concept  author, ossia come qualcuno/a che sa ben promuovere la propria immagine e i propri scritti. L’autore su cui si investe, insomma, deve costituire un marchio di per sé, ben più della casa editrice, e come high concept author deve possedere alcune imprescindibili qualità: avere un’anima creativa che gli consenta di dare vita a storie innovative e originali, possedere una propensione da studioso per documentarsi sulla sua opera e renderla credibile, avere uno spirito imprenditoriale che gli permetta di pianificare, anche per eventuali opere future, il suo successo. Non è un caso che molti scrittori americani scrivano romanzi che rientrano costantemente in un genere, e che siano perfettamente documentati nella materia che affrontano perché parte della loro realtà o della loro professione: tanto per citare qualcuno, Michael Crichton, medico e autore di romanzi a sfondo medico; John Grisham, medico e autore di legal thriller;  John Le Carrè, esperto i diplomazia e autore di romanzi sullo spionaggio internazionale.

Rientra certamente in questa categoria di scrittori destinati ad avere un successo ampio e durevole David Eugene Perry, californiano sempre in movimento nel vasto mondo, sia per lavoro che per diletto e curiosità, e che è parte di quella considerevole colonia di statunitensi che amano Orvieto, tanto da decidere di toccarla con soggiorni prolungati e frequenti. Perry, che è sposato con un vivace collaboratore, vive con il marito tra San Francisco e Palm Springs, è fondatore e CEO dell’impresa di public relations David Perry & Associates Inc., è host/produttore dello show televisivo settimanale LGBT 10 Percent e, come giornalista, ha contribuito a varie pubblicazioni nazionali. Forte di queste esperienze lavorative, del suo vasto tessuto relazionale, degli studi storico-letterari, della passione per la narrativa e, soprattutto, di una fantasiosa vena creativa, David Eugene Perry ha tutte le carte in regola per riscuotere fiducia come high concept author e è ora al suo esordio con un primo romanzo, che sarà pubblicato da Pace Press nel 2020.
Il fatto straordinario, e che riguarda l’Italia da vicino, è che il romanzo è ambientato, tra passato e presente, proprio nella piccola, storica e suggestiva città di Orvieto, che molto ha colpito l’immaginario dell’esordiente scrittore; e che, come nel mercato americano si usa, il libro è in fase di lancio negli Stati Uniti e ha già trovato un editore per il mercato italiano dove, il prossimo anno, comparirà più o meno contemporaneamente alla versione in inglese. Sempre secondo l’uso statunitense, David ha già fatto a Orvieto, durante il suo ultimo soggiorno, un book launch del libro con un aperitivo letterario per i numerosi amici, sia italiani che americani. È stata un’occasione per una lunga e piacevole conversazione con lui, per approfondire vari aspetti dell’imminente romanzo che non mancherà di colpire l’attenzione degli orvietani e, probabilmente, di scuoterne anche l’opinione.

Upon this Rock (Su questa Rupe) – questo il titolo del libro che allude, oltre che al masso orvietano, anche all’atto fondante della Chiesa cristiana da parte di Pietro  – intende coinvolgere chi legge in un’avvincente racconto alla Dan Brown, dove intrighi, storia, arte, segreti della Chiesa e cospirazioni del potere rapiscono l’attenzione così che non si potrà interrompere la lettura prima di arrivare al finale a sorpresa. Un libro mozzafiato, in definitiva, che in poche pagine srotola una storia molto concentrata toccando luoghi e epoche diverse, e dove Orvieto  – mi dice David durante la nostra chiacchierata  – non è semplicemente uno sfondo, ma un personaggio. Accanto al luogo/personaggio, altri scenari in un capitolo che si svolge a Roma, uno in Irlanda, due a Civita di Bagnoregio nella chiesa di San Donato. E in un misto di storia documentata e finzione, in cui l’ambientazione, le date e alcuni eventi sono esatti e hanno richiesto un paziente lavoro di ricerca, si alternano personaggi reali e altri inventati, che tuttavia, come chi legge scoprirà, sono in parte ispirati da modelli reali. Ben tre papi, tra quelli inequivocabilmente storici: Clemente VII, il papa del sacco di Roma e della fuga protettrice sulla roccaforte naturale di Orvieto, Benedetto XVI e l’attuale papa Francesco, perché si esplichino, da posizioni diverse, le differenze tra la Chiesa Romana e quella Americana, che molto interessano l’autore.
Ma qual è, pur senza svelarne il mordente e il finale, la trama?

Lee Maury, dirigente di relazioni pubbliche a San Francisco, e suo marito Adriano arrivano in Italia nella bella e storica città di Orvieto, per riprendersi dopo la morte di un caro amico. Lee e Adriano s’innamorano della bellezza, della storia e dell’affiatata comunità cittadina, ma quel che più colpisce e intriga Lee è una tragedia locale. Un anno prima, dopo che gli era stata negata l’ordinazione, il diacono Andrea, molto amato in città, si era tolto la vita gettandosi dalla rupe di Orvieto. A colpire Lee sono soprattutto le coincidenze fra la sua vita e quella di Andrea: entrambi avevano la stessa età, entrambi volevano essere ordinati sacerdoti, entrambi avevano cercato di togliersi la vita. Ossessionato dal voler comprendere la vera storia sulla vita e sulla morte di Andrea, Lee non può fare a meno di diventare un investigatore dilettante.

Tutte le persone che Lee e Adriano incontrano a Orvieto sono in qualche modo collegate ad Andrea e si sentono responsabili della sua tragica fine: il bel Grigori, ex Guardia Svizzera e inquietante bisessuale; Don Bello, il gentile prete anziano; Lady Peg, la pettegola blogger americana; Luka, il giovane e riservato dottore tedesco; La Dona Volsini, l’irascibile fornaia di novant’anni e il nipote Marco, innamorato degli Stati Uniti; l’immigrato musicista di strada Dawud e sua sorella Maryam, arrivata in Italia dalla Libia con i contrabbandieri del mercato nero; l’ex prete episcopale reverendo Vicki; il nuovo vescovo di Orvieto, Arnaud, membro dell’Opus Dei con problemi di identità sessuale; il cardinale Maltoni, potente capo dell’ufficio stampa del Vaticano; e Magda, misteriosa e bellissima burocrate, e persino un gatto di nome Clemente che ha un importante ruolo nella storia. Mentre Lee e Adriano tentano di capire i rapporti che legano tutte queste figure al suicidio di Andrea, incappano in una cospirazione di terrorismo, nella tratta di esseri umani e in un complotto per piazzare una bomba nucleare sulla tomba di San Pietro. Prima che se ne rendano conto, l’anno sabbatico che si sono presi per riposare diventa invece una corsa per salvare vite innocenti e non rimanere uccisi a loro volta nell’incredibile cospirazione.

Come chi conosce un poco non solo la storia medievale ma anche le cronache più recenti di Orvieto avrà compreso, anche se Perry assicura che il suo libro è tutta una fiction e che un grande rilievo è dato al glorioso passato della città, pur se i personaggi sono sempre altra cosa dalla realtà, non è difficile ravvisare alcuni tratti di caratteri contemporanei nell’elenco appena riportato. E soprattutto ci si renderà conto che la complessa e pur immaginifica vicenda si intreccia intorno a un tristissimo fatto di cronaca effettivamente accaduto a Orvieto la notte del 30 novembre 2010, il suicidio del diacono Luca Saidita a cui, peraltro, il libro è esplicitamente dedicato. È stato proprio allora che David e suo marito sono arrivati per la prima volta nella città umbra, e che da questo evento furono profondamente colpiti.

Se gli chiedo cosa di Orvieto lo attrae e perché, da allora, sia ripetutamente tornato appunto «su questa Rupe» – a parte il lavoro di documentazione per il suo libro, ovviamente – chiama in causa, come tutti gli americani che qui si fermano o ritornano, la dimensione di vivibilità, l’affascinante atmosfera di storia e cultura, le persone accoglienti e pronte all’amicizia, la posizione strategica e i bei dintorni. È certo, pur se forse susciterà in una dimensione ristretta qualche polemica, che il suo romanzo farà bene alla diffusione del marchio Orvieto; e che, confrontandone le potenzialità con quanto dicevo all’inizio, tutto nel libro e nella sua possibile promozione è congegnato per fare, di David Eugene Perry, quell’high concept author di cui si ragionava. Gli facciamo i migliori auguri, per il momento, e del libro sicuramente ne riparleremo.


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