La gioia per la liberazione di Ahmet Altan dopo tre anni di carcere è durata pochi giorni. Esattamente otto. Oggi lo scrittore turco è stato nuovamente arrestato, con altri capi di imputazione. Un vero e proprio terrorismo psicologico Nei confronti di Altan che ha la sola colpa di essere un uomo e intellettuale libero.
Il 4 novembre avevamo tirato un sospiro di sollievo per la scarcerazione di Nazli Ilicak e di Ahmet, seppur dopo la sentenza di condanna emessa dalla 13° Corte di Istanbul per l’accusa di appoggio al terrorismo.
I veterani del giornalismo turco, 74 anni lei, 69 lui, erano tornati liberi in attesa dell’Appello dopo che la Corte Costituzionale aveva annullato l’ergastolo aggravato a cui erano stati destinati dal verdetto in primo grado che aveva portato all’isolamento per entrambi, con una sola ora d’aria al giorno e restrizioni severe per le chiamate e le visite dei familiari.
La sentenza era stata emessa dal Tribunale penale di Istanbul al termine del processo che li vedeva accusati di aver tentato di “rovesciare l’ordine costituzionale attraverso l’uso della forza e della violenza”. Imputazioni contestate anche ad altri tre imputati, il giornalista Şükrü Tuğrul Özşemgül, Fevzi Yazıcı, esperto designer, e Yakup Şimşek, art director, tutti collaboratori del quotidiano Zaman.
Tutti loro nessun’altra ‘colpa’ avevano se non quella di aver fatto il proprio mestiere.
Ahmet e Mehmet Altan erano stati entrambi arrestati il 10 settembre 2016, mentre la Ilicak e gli altri tre erano finiti in carcere nella prima retata del regime subito dopo lo sventato golpe.
Quella della scorsa settimana altro non era che una sentenza vessatoria di uno dei tanti procedimenti giudiziari contro i giornalisti accusati di essere collegati al tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016.
Come gli Altan e la Ilicak altri colleghi rischiano di essere condannati senza colpe.
Utilizzando le parole di Ahmet, scrittore di fama internazionale, ci troviamo a cospetto di “un misero surrogato di atto d`accusa, privo non solo di intelligenza ma anche di rispetto per la legge e troppo debole per sostenere il peso immenso della condanna di ergastolo richiesta dal pubblico ministero”.
Imputazioni talmente paradossali che non meriterebbero neanche una difesa seria.
Giornalisti e intellettuali turchi sono accusati di aver inviato “messaggi subliminali” nei giorni precedenti al golpe per favorirne la riuscita.
Se la sentenza del 4 ottobre era stata l’ennesima conferma della morte dello stato di diritto in Turchia, l’arresto di oggi è una beffa che il mondo occidentale e libero non può accettare.
Per chiedere la liberazione dello scrittore è stata rilanciata la campagna #freeahmetaltan che speravamo di aver riposto nel cassetto dei brutti ricordi.