Trent’anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il Muro di Berlino, il “muro della vergogna”, per 28 anni simbolo funesto della Guerra Fredda e della divisione dell’Europa e del mondo. Trent’anni dopo la Wende, quella che i Tedeschi chiamano la svolta, il 1989, con la caduta dei regimi comunisti, l’Europe si interroga sul proprio presente e futuro.
La Riunificazione delle due Germanie non solo ha rivoluzionato l’assetto geopolitico del Vecchio Continente e gli equilibri mondiali. E’ mutata anche l’economia europea a trazione tedesca, che ha influito nella polarizzazione e nei contrasti fra Stati Nordeuropei del rigore e Stati del Sud Europa della flessibilità. E poi, quanto ha inciso sulle politiche migratorie europee la visione della Cancelliera Merkel e la sua Willkommenpolitik, la politica delle porte aperte? E quanto il malcontento serpeggiante nella ex DDR ha contribuito all’ascesa dei movimenti di destra e sovranisti che si stanno affermando in tutta l’UE? Infine, e soprattutto, cosa sa la generazione nata dopo il 1989 del mondo diviso in due blocchi?
Sono alcuni dei temi del workshop – organizzato con il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, in collaborazione con il Parlamento europeo e con il Goethe-Institut – che animerà lo Spazio Europa a Roma, alla vigilia della data storica del 9 novembre, per celebrare e riflettere su questo evento storico, dopo tre decenni. Promotori della manifestazione – alla quale parteciperanno politici e rappresentanti delle Istituzioni europee, germanisti, storici, filosofi, editorialisti e inviati dei maggiori quotidiani e tg, oltre ai direttori delle principali istituzioni tedesche in Italia – il think tank Eurocomunicazione e ADIT, l’Associazione ex borsisti del governo tedesco in Italia. Testimone di primo piano dell’evento, che sarà arricchito dalla presenza degli studenti dell’ultimo anno di alcuni Licei romani, è lo scrittore e intellettuale nato nella ex Germania Est, Peter Wawerzinek, attuale ospite dell’Accademia tedesca di Villa Massimo. A poche ore dall’evento abbiamo sentito Giovanni De Negri, il direttore di Eurocomunicazione, che continua ad organizzare iniziative per far conoscere nel concreto le possibilità dell’Unione Europea per l’Italia, come fatto anche nell’ultimo workshop sul WiFi4EU, quando più di cento amministratori locali hanno potuto chiedere ed informarsi sul bando che ha permesso ai comuni di utilizzare 15.000 euro per la rete wifi aperta a tutti. Quello di venerdí 8 novembre sará un convegno che racconta quanto é cambiato da quel Muro di Berlino. Giovanni De Negri spiega la motivazione di questo incontro “L’esperienza del Muro ci fa capire l’importanza della Storia e di quanto le attuali generazioni siano fortunate nel vivere in un mondo libero. Ma questa libertá deve essere continuamente alimentata con spirito democratico e capacitá di comprensione verso i problemi di ogni fascia della popolazione”.
Oggi i muri sono ovunque tra le famiglie, tra le persone, nei paesi e nei popoli. Ci sono muri d’odio e d’intolleranza che separano le ‘razze’ che separano i ‘colori’, che separano la propria appartenenza politica. I muri oggi sono una grande realtá spesso visibili ma il piú delle volte invisibili e spesso invalicabili. Partendo dal primo muro eretto nella storia moderna, la muraglia cinese, nata per difendere il proprio territorio dalle invasioni dei mongoli, un recente studio mostra come ancora oggi molti muri resistano e continuino a dividere a volte ad uccidere. Ogni Muro ha la sua storia, ha motivazioni che ne “giustificano” l’esistenza, spesso giustificazioni politiche, che stabiliscono chi deve stare dentro e chi fuori senza mai prendere in considerazione chi invece in quella divisione non vorrebbe esserci, chi probabilmente vorrebbe essere proprio al di lá di quel muro. Secondo la mappa di Eric Mottet mostrata in Fences and Walls in International Relations undici Muri sono stati costruiti tra il 1947 ed il 1991; sette Muri sono stati innalzati tra il 1991 ed il 2001 e ventidue Muri sono stati costruiti tra il 2001 ed il 2009. Per non parlare della progettazione criminale di un muro al confine con il Messico che Donald Trump avrebbe voluto creare per limitare l’immigrazione clandestina. Una barriera lunga dai 9 fino ai 16 metri d’altezza per circa 3100 chilometri lungo il confine con gli Stati Uniti. Una divisione di sicurezza che si sarebbe unita a quella già esistente, chiamata dagli americani “Muro messicano” e dai messicani “Muro della vergogna”, e costruita nel 1994.
I muri che in taluni casi dovrebbero proteggerci come quelli di casa e che invece si trasformano in muri di arroganza e di supremazia in cui razzismo, islamofobia, antisemitismo ed ogni forma di apartheid ci separano e ci allontanano gli uni dagli altri, soffocando ogni emozione, ogni sogno di libertá. Possiamo salvarci abbattendo quelle egemonie che questi muri continuano a costruirli ideando i ponti, superando le distanze e i pregiudizi attraverso il dialogo e la fusione tra culture. Solo cosí riusciremo a salvarci in questa voragine in cui rischia di cadere l’umanitá.