A Roma non sarei mai andata ad un convegno sulla fauna selvatica. Senza un’analisi di sottofondo non lo trovavo utile, ma qui in Umbria ha un suo senso profondo.
“Bernardino Ragni è considerato il maggior esperto in Italia e tra i maggiori a livello internazionale”. Il verbo è rimasto al presente a quasi due anni dalla sua scomparsa. Un quasi che rantola nel buio. Esperto di biologia e conservazione dei tetrapodi, uso sostenibile e conservazione delle risorse naturali viventi, del paesaggio e del territorio. Ricercatore di Biologia animale e professore di Zoologia ambientale e di Gestione faunistica presso l’Università di Perugia. Autore e coautore di oltre 160 pubblicazioni scientifiche e specialistiche. Il verbo che rimanda al soggetto è estromesso dalle frasi, come se non fosse importante ai fini della comprensione. E poi commemorazioni, dediche, riverenza. “Ragni lo mettono ovunque” si sente dire in città. Risulta difficile capire il fastidio, colmare la misura. Eppure, proprio per quella considerazione che gli viene data dall’Italia e dall’estero, a Spoleto l’anno scorso a gennaio si è svolta la prima edizione di Fauna, un momento di studio sulla fauna selvatica e la conoscenza del territorio. L’allora e attuale assessore all’ambiente, Maria Rita Zengoni, sottolineava come quell’iniziativa fosse un “tributo di stima e riconoscenza” nei suoi confronti. I titoli dei giornali raccolsero l’entusiasmo per un uomo a cui ancora la città voleva rendere onore. Ancora un uomo, si capisce entrando da fuori che non era uno qualunque: la gente lo avrebbe dimenticato, la responsabilità del ricordo non sarebbe stata assunta collettivamente.
Il prossimo anno dal 17 al 19 gennaio, nell’ambito del progetto del Comune di Spoleto “La Collezione Ragni come strumento per la ricerca scientifica e la memoria storica del patrimonio naturalistico spoletino e umbro”, le tre giornate di Fauna 2020 si concentreranno sullo studio e sulla conoscenza della sua Collezione e del Gatto Selvatico Europeo, o anche “Gatto dei boschi”, di cui il professore era considerato il maggiore esperto.
È forse troppo presto per parlarne, il comunicato ufficiale non è neanche uscito, ma su Facebook è stato lanciato l’evento con un programma di massima e qualche giornale lo ha annunciato. Fauna è attesa, implora di scoprire la vita accanto, quest’altra da cui lui non si è mai allontanato. Lo comprendo proprio dal devoto rispetto, mi sembra che rappresenti la possibilità di speranza del presente. Tramite divulgazione, approfondimento e didattica ambientale, le basi gettate da Bernardino Ragni non sono statiche né opache perché il loro significato è reinterpretato negli altri. La ricerca non è sepolta, ma assume valore. In questo modo la memoria è nuova, si rigenera. Capisco allora che questo può dar fastidio: qualcun altro si sarà perso non ricevendo lo stesso trattamento, ma al disturbo di una relazione che ha subito una frattura, nello spazio e nel tempo, si affianca presto l’istinto comune di non poter lasciare che quel progetto venga sminuito. Avvenimento che chiede di essere necessariamente ricomposto per trasmetterlo fuori, e da fuori, riconoscerlo. La osserviamo già: Fauna 2020 emerge, è senso di liberazione, riscatto, conoscenza. E passione, come quella che egli stesso aveva fin da ragazzo e che poi trasferì diventando professore, con lo scopo di proteggere e conservare le specie animali e gli ambienti in cui essi vivono.
Per informazioni sull’iniziativa ci si può rivolgere al Comune di Spoleto, info@iat.spoleto.pg.it tel. 0743 218620.