Questo è il tempo in cui attendo la grazia è un recital di prosa, poesie e video che prende spunto dalle sceneggiature di alcuni film di Pier Paolo Pasolini, per riflettere su temi a lui cari, come lo sguardo puro del fanciullo, la periferia romana che muta identità, l’eros, il cristianesimo delle origini. E quale miglior luogo per metterlo in scena se non il Teatro India, con la sua fisionomia post-apocalittica che guarda verso il gazometro e con quel murale proprio di Pasolini che troneggia nel cortile.
Gabriele Portoghese, grazie a un microfono che rende la recitazione più intima, si fa corpo di pezzi di vita e di arte del Poeta: aneddoti della prima infanzia che richiamano l’Edipo Re, i ragazzini egiziani che hanno ispirato Il fiore delle Mille e una notte, gli appunti sul film su San Paolo (mai realizzato) ambientato nella Parigi sotto occupazione nazista.
Uno spettacolo delicato e sentito, che nasce dall’esigenza di commemorare uno dei più grandi intellettuali ed artisti del secondo Novecento. Perché se Pasolini è morto 44 anni fa, ancora oggi ne sentiamo la mancanza. Figura unica nella cultura italiana, riusciva a coniugare cristianesimo e marxismo, sempre fedele ai propri valori personali che lo portavano a criticare la nuova borghesia ma anche quel partito comunista bigotto che lo aveva espulso per la sua omosessualità. Chissà cosa direbbe oggi Pasolini di questa società cambiata in modo sorprendente negli ultimi dieci anni. Già negli anni ’70, come ricordato nello spettacolo, aveva parlato di quel mutamento avvenuto in 6, 7 anni quando l’Italia era passata da paese rurale, con tutte le sue differenze e peculiarità, a paese omologato, dove tutti parlavano la stessa lingua (televisiva) e dove i ragazzi sottoproletari desideravano lo stesso stile di vita dei ragazzi borghesi. Chissà cosa direbbe oggi Pasolini di quegli adolescenti di borgata che invece di giocare a pallone preferiscono farsi inebetire davanti agli ipnotici schermi dello smartphone. Forse Pasolini aveva immaginato anche questo nel suo profetico Petrolio, che purtroppo è stato pubblicato storpiato e incompiuto solo nel 1992, 17 anni dopo la sua morte.