Querele bavaglio, è ora di compiere il passo decisivo e dare seguito, con il via libera parlamentare, alla proposta di legge che ha come primo firmatario Primo Di Nicola e, per la prima volta, introduce strumenti concreti di contrasto delle richieste di risarcimento temerarie.
Una battaglia che non riguarda solo i giornalisti, ma tutti i lavoratori e cittadini, perché l’informazione è un bene comune, tutelato dalla Costituzione. Prevedere per il querelante, in caso di riconosciuta infondatezza della querela stessa, una pena pecuniaria non inferiore alla metà del risarcimento richiesto è una garanzia contro l’uso intimidatorio e temerario dello strumento. Spesso a essere colpiti sono i cronisti meno garantiti, quelli fuori dal perimetro del contratto collettivo nazionale di lavoro, quasi sempre pagati poco e a cottimo. E quasi sempre a colpire sono potenti e prepotenti, spregiudicati e senza scrupoli nel fare leva sullo stato di necessità del lavoratore.
Proprio per questo la battaglia per il lavoro buono, tutelato ed equamente retribuito, si intreccia strettamente con tutte le battaglie per la libertà d’informare, così come lo sviluppo dei diritti sociali è la precondizione per l’ampliamento e l’esercizio concreti dei diritti civili.
Battaglie su cui Articolo 21 invita alla condivisione tutte le organizzazioni e le soggettività che si riconoscono nella Costituzione come premessa per la costruzione di una democrazia del lavoro, inclusiva e popolare. Una condivisione da dimostrare, se necessario, anche scendendo in piazza per sostenere in maniera civile e convinta le ragioni di una iniziativa utile a rafforzare le garanzie a tutela della qualità dell’informazione.
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