Mettersi dalla parte degli ultimi provoca scismi. Accade in Vaticano, con la lettera di accusa che la parte oscurantista ha sottoscritto contro papa Francesco. Ma succede anche nella politica nazionale, dove misure di redistribuzione della ricchezza – le denigrate tasse – diventano occasione di scisma tra classi sociali. E c’è un nesso tra i due fenomeni. La faglia della cura dei poveri di Bergoglio spinge contro quella della concentrazione della ricchezza nella società. Che non vuole essere demonizzata dal potere spirituale, ma benedetta e assolta, come è quasi sempre avvenuto da parte delle alte gerarchie vaticane.
Questa contrapposizione sta accumulando energia, che prepara terremoti. Troppo opposte le due visioni del pensiero neo-conciliare del pontefice e neo-capitalista della destra dilagante nella politica. C’è chi invoca la tradizione in ambo i contesti. Dove i poveri stavano al loro posto, liberi di chiedere l’elemosina ai ricchi, gratificati di concederla se e quando disponibili. Se questo piacere dell’obolo dei dominanti diventa invece un dovere morale e fiscale, la tradizionali gerarchie clericali e elitarie si saldano e aggrediscono, per arginare la domanda di giustizia sociale. Sarà uno scontro duro, sia sul campo cattolico, che su quello sociale.
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