«È sufficiente evidenziare, come rilevato dal pubblico ministero, la verità delle notizia di un procedimento penale nei confronti del querelante», scrive il gip Sergio Tosi, confermando che la giornalista non diffamò Ennio Capozza nell’ambito di un servizio sui presunti illeciti alla Bcc Terra d’Otranto.
Fabiana Pacella non diffamò Ennio Capozza. Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Sergio Tosi, che ha respinto l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura in merito alla querela intentata contro la giornalista e disposto l’archiviazione del provvedimento nei suoi confronti.
«In particolare – osservano Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazione della Stampa di Puglia – il giudice, nel rigettare la richiesta del querelante, evidenzia come la notizia riportata dalla collega di un procedimento penale nei confronti di Capozza fosse, semplicemente, vera. Oltre che confermata dal successivo rinvio a giudizio dell’uomo. Dunque una esplicita conferma della correttezza del lavoro svolto dalla giornalista, già rilevata, peraltro, dal pubblico ministero che aveva chiesto di archiviare la querela nei suoi confronti mesi fa».
A marzo 2019 Ennio Capozza, visurista a contratto per la banca, è stato rinviato a giudizio con altre persone nell’ambito del processo per i presunti illeciti commessi nel maggio 2014 in occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto.
Vicenda di cui Placella si occupò anche in un servizio realizzato nel 2015 per la rubrica Reportime di CorriereTv, dal titolo ‘Le ombre della mafia sul Credito Cooperativo d’Otranto’, sequestrato dall’autorità giudiziaria dopo la querela, con contestuale istanza di sequestro, presentata da Capozza.