Quando hanno dato fuoco alla libreria romana “La pecora elettrica” sono stati tra i primi a postare messaggi di solidarietà. C’era un’assonanza nei termini oltre che nei pensieri perché loro sono le “Pecore Ribelli”, un gruppo di ragazzi italiani che vivono a Berna; si trovano lì per lavoro, gli emigranti di nuova generazione, oppure sono figli di emigrati italiani e ci guardano dal cuore della Svizzera, osservano l’Italia con gli occhi di chi è andato via per qualche ragione. O per la stessa ragione di sempre: il lavoro. Di noi vedono vizi, difetti ma anche virtù. A fine mese nella sede di Breitsch-Traff ospitano Libera Terra per una degustazione di vini prodotti nelle terre confiscate e il 6 dicembre serata con Giulio Cavalli e Nello Scavo con un titolo che dice tutto, “A casa loro”. Le Pecore Ribelli hanno quella certa idea di mondo che li tiene collegati, in rete e dal vivo, con l’attualità, i grandi problemi, e con l’Italia. Hanno idee molto chiare su immigrazione, razzismo, democrazia e seguono le nostre incredibili involuzioni su vicende come quella che ha riguardato Liliana Segre o sulla terribile telenovela estiva sui porti chiusi. E tutto questo lo fanno in Svizzera, un Paese che non è stato tenero con i lavoratori italiani. Anche questo ricordano le Pecore Ribelli quando ospitano testimoni e dibattiti su come è stata amara la Svizzera per migliaia di emigranti italiani, molti stagionali, quasi tutti delle regioni del Sud. Loro, più di tutti, comunque più di tanti altri, sanno riconoscere quell’esigenza di sopravvivere in un Paese straniero, sanno cosa cercano i migranti di oggi, economici o politici che siano.
Fino al 6 dicembre lo spazio dell’associazione ospita la mostra “La banalità del ma” e all’inizio di novembre hanno organizzato “Porto speranza, voci dal mare per restare umani”, un appuntamento che ha affrontato un argomento “marginale” ma terribile, quello della vendita di organi per trovare i soldi necessari al viaggio verso un mondo migliore, verso l’Europa. E loro lì, nel centro dell’Europa, dove tutto sembra perfetto e ovattato, insistono nel parlare di temi scottanti e spesso scomodi. Facendolo, di frequente, si trovano a discutere del loro Paese, di noi, guardati da lì.
Nella foto l’icona dei ragazzi di Pecore Ribelli di Berna