Indifferibile internazionalizzare la lotta alle mafie

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Grazie all’acume di magistrati come Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la lotta alla criminalità organizzata e alle mafie ha compiuto enormi passi avanti, trovato metodi investigativi sempre più efficaci e ottenuto risultati sempre più soddisfacenti. Ancor oggi il “loro” maxiprocesso resta uno dei rarissimi straordinari atti di giustizia e di trionfo della legge sul crimine organizzato. Tuttavia, nello specifico campo delle evoluzioni mafiose si evidenzia oggi sempre più carente l’approccio a un sistema di lotta a livello transnazionale.

Considerata l’impressionante crescita delle mafie a livello internazionale, con il moltiplicarsi delle alleanze tra le cosche di ogni parte del mondo, occorre uno sforzo verso l’internazionalizzazione della lotta alla criminalità organizzata. La lotta alle organizzazioni criminali nel mondo è tutt’altro che un campo omogeneo: la caratteristica principale dei sistemi di lotta è proprio la mancanza d’istituti comuni tra gli Stati. Considerato il contesto di grande mutamento delle nuove mafie che hanno abbandonato le vecchie peculiarità approdando a nuove caratteristiche sempre meno violente e sempre più silenti, si rende necessario un sistema di lotta omogeneo e coordinato a livello internazionale che alla fine dovrà sostituire quello frammentario e disomogeneo vigente.

Il vecchio modello di lotta che si concentra sui singoli Stati va rivisto e riconsiderato. E’ divenuto improrogabile un prodotto dell’interazione tra diversi attori (es. la comunità internazionale) che sia influenzata da contingenze interne ed esterne rispetto a quello che sono le mafie nel mondo. La moltiplicazione di canali dell’illegalità, l’invisibilità assunta dalla moderna criminalità organizzata, le nuove forme camaleontiche che le stesse mafie assumono, rendono la loro lotta più stringente e globale.

E’ divenuto improrogabile, dunque, studiare da una parte come le nuove tecnologie stiano facendo mutare rapidamente le mafie e dall’altra analizzare chi, in che modo e su che dimensione debba combattere questa nuova mafia che pervade sicuramente un territorio più grande di quello di un confine nazionale. I sistemi di lotta alla mafia (prevenzione e repressione) comprendono spesso ambiti contigui e sovrapposti agli interessi che ha uno Stato nel lottare il crimine organizzato. Me ne vengono in mente tre: il rapporto tra mafie e corruzione, tra mafie ed economia e tra mafie e nuove tecnologie. Per decenni lo studio della relazione tra questi tre campi d’azione ha avuto una sola direzione: i confini nazionali.

Sono fermamente convinto che gli artefici della lotta alle mafie debbano compiere uno sforzo verso l’internazionalizzazione al fine di rendere la lotta al crimine organizzato più efficace. La mafia ormai è da intendersi come una modalità di azione a livello transnazionale che non ha più senso combattere solo a livello nazionale poiché presuppone sia una valenza globale, sia una configurazione strutturale di rapporti sociali, economici, politici, sempre più intrecciati a quella configurazione strutturale che ruota fuori dall’orbita dei confini nazionali. Oggi continuare a tentare di combattere la mafia solo all’interno di uno Stato non ha più senso logico e tantomeno giuridico. Proprio perché i meccanismi di lotta del crimine organizzato sono anche sistemi concreti, bisogna situarli, collocarli, analizzarli, indagarli e renderli efficaci non solo lì dove si formano, precipuamente nel loro campo appartenenza ma anche e soprattutto a livello globale.

È giusto combattere le mafie a livello nazionale, ma ormai non si può più prescindere dal farlo a livello transnazionale tenendo conto dei cambiamenti tecnologici e dei nuovi crimini globali che sono entrati nel campo, nelle nuove pratiche e professionalità che ammantano i nuovi mafiosi. Le analisi di ciascuno di questi cambiamenti non possono essere solo locali, ma devono essere anche globali. Solo in questo modo, la lotta alle mafie può trovare nuovi strumenti metodologici a livello di cooperazione internazionale tra gli Stati. Dovrebbe essere un dovere istituzionale di ciascun legislatore analizzare e combattere queste nuove realtà criminali sovranazionali, informando non solo all’opinione pubblica di riferimento, ma anche il contesto internazionale politico. La comunità internazionale dovrebbe anelare all’internazionalizzazione della lotta alle mafie anche solo e semplicemente per rendere giustizia al coraggio di tutti quelli che in ogni parte del mondo hanno perso la vita per difendere i valori della giustizia e della legalità contro ogni forma di criminalità.

(Vincenzo Musacchio, giurista e già docente di diritto penale presso l’Alta Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio in Roma)


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