BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Il secolo lungo di Paolo Murialdi

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Cent’anni di un giornalista che ha vissuto molte vite: Paolo Murialdi fu partigiano, cronista e redattore capo de “Il Giorno” che innovò -stravolgendolo- il linguaggio giornalistico italiano. Ma Paolo Murialdi fu anche sindacalista, consigliere RAI e presidente FNSI, protagonista di tante battaglie per la difesa del pluralismo e della Costituzione; senza dimenticare il Paolo Murialdi storico, autore dell’omonimo “manuale di storia del giornalismo”, agile e completo, suggello dell’impegno nella trasmissione del mestiere alle nuove generazioni. È un lavoro a tutto tondo quello della fondazione Mondadori attorno all’eredità del grande giornalista genovese scomparso nel 2006. Lunedì 2 dicembre sarà presentato a Milano, la città d’adozione di Murialdi, un nuovo volume delle “Carte raccontate”, i percorsi che ruotano intorno alla valorizzazione degli archivi conservati in Fondazione. Un volume, curato da Andrea Aveto, che racconta la prima vita di Murialdi: il periodo genovese che incrocia la Resistenza e che si chiuderà col trasferimento a Milano e il lavoro al Corriere della Sera. Un periodo intenso e formativo che lo stesso Murialdi raccontò nel suo libro di memorie “La traversata”. Eccone uno stralcio. “Un fatto occasionale mi svegliò, la mia ragazza mi aveva chiesto di accompagnare al porto due sue amiche, due sorelle ebree, che avevano potuto comparsi il biglietto per andare in America” scrive Murialdi nel 1938. “Ero al Ponte dei Mille e avevo trascorso con loro lunghe ore di attesa. La nave, l’ultima, non partiva mai. Avevo visto la loro angoscia, capito cosa fosse la persecuzione anche senza bisogno di violenze fisiche”. Echi lontani ottant’anni ma fondamentali spunti di riflessione per i nostri tempi. L’appuntamento è Lunedi 2 Dicembre alle 18 al Laboratorio Formentini (Via Formentini 10, Milano). Alla serata parteciperanno anche Franco Contorbia, professore di Letteratura dell’Università di Genova e il critico letterario Antonio D’Orrico.


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