Ha scatenato un putiferio. Ha cancellato momentaneamente da Facebook il suo profilo personale ‘dimenticandosi’, tuttavia del sito web personale che in rete diffonde ancora il “pensiero” del prof di italiano e storia del liceo scientifico Mattei di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) che – scopriamo oggi – ancor prima di minacciare i suoi studenti di brutti voti se avessero partecipato alla manifestazione de le “Sardine”, si definiva orgogliosamente “razzista” (http://www.giancarlotalamini.altervista.org/sono%20razzista.jpg?fbclid=IwAR3ZzraymEegkQxv7sZCvDxvSEqhQOp6lrWhdZNPLlX9Ueaj-r_-DmnQzdg).
Sono parole che descrivono un clima inaccettabile, concetti che rasentano l’intimidazione e contrari al compito costituzionale previsto per la scuola italiana, che è prioritariamente educare alla partecipazione e al pensiero critico: G.T., all’alba della manifestazione de “Le sardine di Fiorenzuola” organizzata per domenica 24 novembre in occasione della venuta di Matteo Salvini nel paese della via Emilia, tra Parma e Piacenza, ha scritto: «Io sarò presente – ha scritto il “prof” condividendo su Facebook, a ‘mo di minaccia, l’evento delle sardine – Cari studenti, se becco qualcuno di voi, da martedì cambiate aria: nelle mie materie vi renderò la vita un inferno. Vedrete il 6 col binocolo e passerete la prossima estate sui libri. Di idioti in classe non ne voglio. Sardina avvisata…».
“La valutazione non può essere utilizzata come strumento di intimidazione e di minaccia. Gli studenti non devono rinunciare al loro diritto di esprimere liberamente la loro opinione, così come il docente, nel suo ruolo di educatore, non deve mai prescindere dai suoi obblighi deontologici” scrivono, in una nota, i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil di Piacenza insieme ai referenti dei rispettivi sindacati scuola. Il professore del liceo Mattei utilizza con toni triviali: ha minacciato di far vedere la sufficienza “con il binocolo” ai suoi studenti se questi avessero partecipato alla manifestazione de “Le sardine di Fiorenzuola”.
Il problema di fondo è il linguaggio della politica, di chi disegna le elezioni del 26 gennaio in Emilia-Romagna come un’ultima “battaglia”, una “guerra finale” condendo un gergo guarrafondaio con un linguaggio d’odio. Evitiamo massimalismi, concentriamoci sui problemi che, nel mondo della scuola, non sono pochi e non dipendono certo dalla partecipazione o meno degli studenti a una manifestazione di un movimento pacifico e non violento. La scuola e l’amministrazione stanno procedendo secondo quello che è di loro competenza per applicare gli opportuni provvedimenti, ma la mente corre alla professoressa Rosa Maria Dell’Aria, dell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo, che ha consentito ai suoi studenti di interpretare il presente alla luce della storia passata e che, per questo, ha passato un periodo di “fermo” dall’insegnamento. Cosa accadrà, oggi, dopo che un prof che strizza l’occhio a Casa Pound e a Salvini nei commenti social e si definisce “razzista” sul suo sito personale?