L’omicidio del giovanissimo Luca Sacchi e il ferimento della giovane promessa del nuoto Manuel Bortuzzo hanno riportato per l’ennesima volta l’attenzione sulla questione droghe e sul loro mercato nella capitale. Un mercato enorme come ha raccontato Carlo Bonini in Narco Roma del 26 ottobre scorso su Repubblica. Narco Roma è il frutto dell’analisi dei dati investigativi di tutti i comandi e reparti, anche territoriali della capitale delle forze dell’ordine. Dati elaborati dal procuratore aggiunto di Roma Lucia Lotti magistrato di grande esperienza con un passato nella DDA di Roma e nella procura di Gela. Le droghe sequestrate, secondo il lavoro di analisi della procura, nella capitale ammontano a 5 tonnellate per ogni anno. Negli anni diversi giornalisti, saggisti, scrittori, alcune realtà associative della capitale ed analisti si sono confrontati con il modello criminale della capitale un unicum sul panorama italiano. Il rapporto sulle mafie nel Lazio a cura dell’osservatorio tecnico scientifico sulla sicurezza e legalità della regione Lazio ha contribuito a “leggere” questo fenomeno. La prima cosa che balza agli occhi è l’acquisizione del modello mafioso per la gestione di porzioni sempre più grandi di territorio che diventano piazze di spaccio dove basta la “fama criminale” dei gruppi locali per mantenere la disciplina all’interno e d all’esterno. E’ così per Montespaccato, la Romanina, un pezzo del Quadraro, Tor Bella Monaca, Acilia, Primavalle, Giardinetti-Borghesiana, Torre Nova, Nuova Ostia, Tufello, San Basilio. Su San Basilio molti quotidiani nazionali stanno scrivendo, in questi giorni per raccontare la tragica storia del delitto di Luca Sacchi. A San Basilio le piazze sono gestite da famiglie locali tra le quali spicca quella dei primavera Fabrizio, Daniele e Christian sono i rampolli di questa famiglia. I primi due Fabrizio e Daniele hanno rispettivamente 39 e 36 anni. I loro nomi spuntano in altre indagini mantengono rapporti con i gruppi criminali più importanti della capitale dai Senese ai Gambacurta. In carcere ci sono stati poco nonostante, da anni, gestiscano le piazze di spaccio, con una disciplina ferrea. Da anni i collaboratori di giustizia e le indagini raccontano del ruolo sempre più forte della ‘ndrangheta sulla capitale. Il collaboratore Paolo Bacchiani ha raccontato del ruolo strategico nel rifornimento del clan Gallace . Ruolo strategico ben conosciuto dalle mafie tradizionali, e che ha portato gli interessi del clan Gallace a spostarsi anche sulla capitale non a caso Bruno Gallace esponente di spicco del clan, da anni risiede a Torre Nova. A San Basilio si sono, da tempo, insediati Genny e Salvatore Esposito strettamente legati a Michele Senese ma anche alla famiglia di Tor Bella Monaca degli Sparapano ed amici dei Gallace. Tra le amicizie degli Esposito anche quella di Fabrizio Piscitelli e il gruppo degli albanesi di Acilia. Recentemente i fratelli Esposito sono stati condannati a 18 e 16 anni di carcere dal gup distrettuale di Roma Elvira Tamburelli, uno solo dei due fratelli è in carcere mentre l’altro è in comunità di recupero. Una caratteristica comune a tutti i maggiori “narco-imprenditori” della capitale -da Tor Bella Monaca a San Basilio -è proprio “l’avversità” e “l’allergia” al carcere, spesso e volentieri, sono ospiti di comunità di recupero e, spesso e volentieri, come ci raccontano le indagini continuano a gestire il traffico di stupefacenti anche in comunità di recupero. E’ il caso di due tra più importanti narcotrafficanti del Lazio Carmine Zizzo e Gennaro Amato è la vicenda è emersa in una recente indagine della Dda di Roma. Nelle periferie romane però ci sono anche tante energie nuove, da Tor Bella Monaca al Tufello, associazioni come Tor Più Bella e RETAKE stanno lavorando da tempo, nelle periferie “dimenticate” . A Roma c’è bisogno di uno straordinario investimento dello stato per il welfare i servizi, le piazze, i centri di aggregazione e la cultura. C’è poi la necessità di interrogarsi nelle sedi opportune come il parlamento, penso alla commissione parlamentare antimafia e al ministero della giustizia sulle scarcerazioni di tanti boss del narcotraffico capitolino boss che, per anni, hanno vissuto benissimo le loro dipendenze dalle droghe ma che oggi non tollerano il carcere e devono perciò essere ospitati in comunità di recupero. Una seria riflessione va poi fatta sull’impianto sanzionatorio dei reati associativi connessi al traffico di droga, una riflessione seria perché oggi, è triste dirlo, fare il narcotrafficante è conveniente sul piano sanzionatorio. C’è infine una questione fondamentale che dovrà affrontare il nuovo procuratore capo di Roma, che tutti noi ci aspettiamo in continuità con questa stagione importante iniziata dal procuratore Giuseppe Pignatone. La questione dirimente è se possono bastare 10 sostituti procuratori per una Direzione Distrettuale Antimafia competente per una città così complessa e con una criminalità organizzata così evoluta? Possono bastare 10 sostituti per una regione che vede la piaga mafiosa presente in quattro delle sue cinque provincie?