Il PD torna a sinistra? Così sembra dagli obiettivi che Zingaretti ha indicato nelle conclusioni della tre giorni di Bologna, in occasione del lancio del nuovo statuto. L’intento è archiviare la ricetta Renzi – meno tasse e tutele, più evasione e debito pubblico – per tornare alla giustizia sociale, fiscale e ai diritti, senza badare ai rischi di fratture di governo. La grande sbandata renziana è finita, giurano: basta con la frequentazione degli squali, si torna in mare aperto dalle sardine.
C’è sollievo nel mondo di sinistra di fronte a questa svolta, ma Zingaretti al massimo può prepararla, difficilmente guidarla. Troppe le ostilità ancora presenti all’interno del partito e troppo poca la forza del Segretario. Che pur impegnandosi ad arringare i presenti con frasi in crescendo e un tono da trascinatore, è apparso tanto volenteroso quanto goffo.
Zingaretti è una persona intelligente, ma troppo prudente. Ci vorrebbe un Landini “di rottura” a capo del partito per riprendere i voti di operai, precari e ceto medio riflessivo.
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