Per rispondere alla crisi dell’editoria italiana, incalzano i giornalisti, «le aziende del settore hanno finora messo in campo ricette conservative con tagli o fusioni il cui unico obiettivo era quello di realizzare economie di scala, ovvero tagliando costi e, soprattutto, posti di lavoro. Tali ricette non hanno finora funzionato, non funzioneranno in futuro. Al contrario, hanno dissipato valore per gli azionisti, indebolito le redazioni, ridotto l’autonomia delle singole testate, impoverita l’offerta di informazione destinata ai lettori».
I segnali che arrivano dall’editore sono sconfortanti: «Nessun serio investimento per potenziare il prodotto giornalistico, nessun piano per aggredire nuovi mercati e valorizzare sulle diverse piattaforme disponibili il lavoro delle redazioni. Anzi, ancora riproposizione di tagli», aggiunge il coordinamento dei Comitati di redazione del gruppo.
I giornalisti chiedono quindi un incontro urgente con i vertici dell’azienda entro il giorno 2 dicembre; dichiarano lo stato di agitazione, proclamando lo sciopero delle firme sui giornali in edicola sabato 23 e domenica 24 novembre (misura che si estende anche al web) e approvano un pacchetto di due giorni di sciopero, riservandosi di attuare «altre azioni di protesta», conclude la nota.