BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Gli spioni a servizio permanente

0 0

Una delle dimostrazioni più eclatanti della serietà dei propositi di vendetta di MONTANTE, aduso alla repressione del dissenso come nei più chiusi regimi dittatoriali, la si rinviene nell’attività, dallo stesso ordinata ed esercitata, di illecita acquisizione e conservazione di dati sensibili relativi ai suoi avversari, attuali o potenziali, dati che, come si vedrà infra, diventavano sovente il mezzo per ricattare gli oppositori e piegarne la volontà.

Tali dati, unitamente a tanta altra documentazione rinvenuta nella villa di MONTANTE, nella “stanza diciamo della legalità” (per fare esercizio di mimesi linguistica rispetto all’odierno imputato, che così si esprimeva nella conversazione telefonica di cui al progr. n. 87 del 23 gennaio 2016; vd. C.N.R. n. 1Q92/2017 cit., da p. 113), ossia email, articoli di giornali, trascrizioni di sms, et cetera, costituivano un imponente archivio funzionale a tale obiettivo: non già l’accumulo fine a se stesso, nell’ambito di una triste e caotica sillogomania, ma un autentico armamentario di informazioni da
utilizzare all’occorrenza animo nocendi.
Molti di tali dati, peraltro, estrapolati dalle banche in uso alle forze dell’ordine, pervenivano a MONTANTE, come anticipato, attraverso una collaudata filiera operativa: egli li richiedeva a Diego DI SIMONE PERRICONE, il quale si rivolgeva all’amico ed ex collega DE ANGELIS, il quale, a sua volta, si appoggiava generalmente all’amico e collega GRACEFFA, in servizio alla squadra mobile di Palermo.
L’ordinanza cautelare ricostruisce puntualmente tale attività illecita di raccolta dei dati
sensibili.
Essa, in particolare, come vedremo dettagliatamente infra, consente di affermare senza ombra di dubbio che:
nell’abitazione di MONTANTE sono stati rinvenuti estratti delle banche dati della Polizia di Stato o, comunque, delle annotazioni manuali di dati certamente provenienti da quelle fonti;
il terminale esecutivo della filiera, di norma, era GRACEFFA, evincendosi ciò dal meccanismo di funzionamento delle banche dati, che consente di tracciare esattamente i passaggi della consultazione e di risalire alle credenziali, esclusive, dell’autore dell’accesso;
GRACEFFA agiva su richiesta di DE ANGELIS, che a sua volta agiva su l’input di DI SIMONE;
DI SIMONE operava eseguendo le direttive di MONTANTE, verso il quale nutriva un forte senso di gratitudine, per il salto di qualità economica che lo stesso gli aveva assicurato mediante il suo reclutamento presso la società AEDIFICATIO s.p.a.

§ 2. Gli imputati Dì Simone, De Angelis e Graceffa
Al fine di spiegare e dimostrare l’esattezza di tale conclusione, è opportuno muovere dalla descrizione della fisionomia professionale degli imputati, coinvolti nella vicenda dello “spionaggio” (espressione che reca i limiti della sintesi nominale, ma che appare tutto sommato efficace per una indicazione brachilogica dei fatti), e dalla disamina dei loro rapporti con MONTANTE.
Come correttamente sintetizzato nell’ordinanza cautelare (p. 525), i cui dati sono pedissequamente attinti dalla nota della squadra mobile di Caltanissetta n. 3227 del 21 novembre 2016 (cfr., in particolare, in allegato, le schede professionali di GRACEFFA e DI SIMONE e, relativamente a DE ANGELIS, la nota della squadra mobile di Milano n. 54354 del 12 ottobre 2016), Diego DI SIMONE PERRICONE, definito dal Magg. Ettore ORFANELLO (imputato di reato connesso per cui si procede separatamente), nel corso di una conversazione (n. 2161 del 22 gennaio 2016, su cui
vd., amplius, infra) con Nazario SACCIA, quale “vassallo” di MONTANTE, è un ex appartenente alla Polizia di Stato, in servizio presso il reparto mobile di Palermo dal 24 novembre 1990 al 29 novembre 1994, e dal 30 novembre 1994 al 18 luglio 2009, fino all’ultimo incarico ricoperto prima delle sue dimissioni, in servizio presso la squadra mobile di Palermo con il grado di ispettore superiore- sostituto commissario.
Dall’8 luglio 2009 alla data di celebrazione del giudizio DI SIMONE risultava dipendente della AEDIFICATIO s.p.a., società unipersonale soggetta ad attività di direzione e coordinamento da parte di Confindustria ex art. 2497 c.c., con le mansioni di “Responsabile dell’organizzazione, della pianificazione e del coordinamento delle attività di sicurezza, vigilanza e accoglienza”. Inoltre DI SIMONE PERRICONE è procuratore speciale del presidente pro-tempore di Confindustria, affinché in suo nome e vece provveda a:
intrattenere corrispondenza con le forze di Polizia;
recapitare all’autorità di pubblica sicurezza, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani, vigili del fuoco, protezione civile, autorità doganali ecc., istanze, denunce, querele e richiedere e ritirare copie, certificati, attestazioni;
richiedere e ritirare dalla pubblica amministrazione i nulla osta di segretezza.
Ciò posto, deve rilevarsi come gli inquirenti abbia raccolto elementi sufficienti per potere affermare che la migrazione di DI SIMONE in AEDIFICATIO s.p.a. Fosse imputabile all’impegno personalmente speso da MONTANTE, al quale era giunta la segnalazione da parte del Prefetto Giuseppe (detto Peppino) CARUSO, già questore di Palermo e direttore dell’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità.
Infatti, a seguito della perquisizione eseguita il 22 gennaio 2016 nella villa di MONTANTE, sita, come già detto, in contrada Altarello di Serradifalco, veniva rinvenuto (vd. verbale di perquisizione e di sequestro in atti) anche il “curriculum vitae et studiorum” di DI SIMONE, datato 23 giugno 2009 (la data, come si vedrà, assume uno specifico significato) e composto di sei pagine, la prima delle quali viene di seguito riportata: […]
E’ agevole rilevare come, sul margine sinistro di tale foglio, risulti vergata a mano (con ragionevole certezza proprio da MONTANTE) la seguente frase “segnalato da Questore Peppino Caruso”.
[…] Dunque, appare incontrovertibile, come riportato nell’ordinanza cautelare (da p. 527) che:
il DI SIMONE era stato “segnalato” per la “security in via Veneto” proprio dal Questore CARUSO e che lo stesso DI SIMONE aveva redatto il suo curriculum vitae (il 23 giugno 2009) in previsione de1l°appuntamento che avrebbe avuto il giorno seguente col MONTANTE per discutere de visu della questione;
il MONTANTE era poi stato l’artefice dell°assunzione del DI SIMONE alle dipendenze della “AEDIFICATIO” (avvenuta pochi giorni dopo e cioè l°8.7.2009) affinché andasse a svolgere il compito per il quale era stato segnalato dal Questore CARUSO, in quel momento Questore della Provincia di Roma e, precedentemente, Questore di Palermo.
A tale ultimo proposito, non è un caso che nel menzionato file excel, alla data dell’8.7.2009, il MONTANTE abbia annotato la firma del contatto… Continua su mafie


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21