Circa duecento litri di fitofarmaci irregolari sono stati rinvenuti all’interno di un’azienda agricola di Latina e posti sotto sequestro dal Nas dei carabinieri. Il materiale era all’interno del magazzino e sarebbe stato utilizzato di lì a pochi giorni, senza etichette, privo di scadenza e di luogo di produzione, nessun libretto sull’uso e le precauzioni. E’ una prova, solo l’ultima, in ordine temporale, delle enormi quantità di fertilizzanti illegali usati nel settore agricolo di una delle aree a maggiore vocazione e con un peso straordinario sia sul mercato interno che nelle esportazioni in Europa di frutta e fiori. Il titolare di questa azienda specifica ha avuto una multa di 1500 euro ma nessuno saprà cosa è accaduto alle colture già immesse nella rete della commercializzazione. Ogni anno i due maggiori ospedali della provincia di Latina ricevono decine di richieste di soccorso per braccianti agricoli che hanno problemi di respirazione improvvisi, intolleranze alimentari, eritemi, bruciore agli occhi, escoriazioni alle mani e ai piedi, ossia le parti del corpo che restano scoperte durante l’irrorazione dei fitofarmaci. Una recente indagine giornalistica condotta da Marco Omizzolo insieme ad Angelo Mastrandrea ha riportato sotto i riflettori l’uso di sostanze illegali nelle produzioni agricole di ampi territori della provincia di Latina. Si ipotizza l’esistenza di una vera e propria rete di commercio illecito e parallelo di prodotti che sono banditi dal circuito autorizzato dal Ministero della Salute perché considerati, appunto, dannosi per chi consuma il prodotto finale oltre che per i lavoratori che vi entrano in contatto. Un fenomeno così ampio che anche l’ultimo sequestro è avvenuto, praticamente, per caso. I carabinieri infatti stavano effettuando verifiche sul lavoro nero e il caporalato e hanno trovato fitofarmaci privi di etichette ovvero veleni fuori controlli che vanno a finire direttamente nella filiera alimentare.