«Ho voluto fortemente che il titolo del mio nuovo libro fosse in giallo, il colore della campagna verità per Giulio Regeni».
Ha iniziato così Antonella Napoli, giornalista e direttrice di Focus on Africa oggi a BookCity, al Museo delle culture di Milano, il suo intervento alla presentazione della sua ultima opera, “L’innocenza spezzata”, Edizioni Gorée.
La giornalista, membro dell’ufficio di presidenza di Articolo 21, che da mesi vive sotto sorveglianza e ha ricevuto la Medaglia di rappresentanza della Presidenza della Repubblica, ha dedicato il libro proprio al giovane ricercatore friulano ucciso in Egitto, paese da cui la Napoli è appena rientrata.
Con l’autrice del libro, il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, e Rossella Miccio, presidente di Emergency. A moderare l’incontro Chiara Cavallo, editrice di Focus on Africa, che ha dedicato un numero speciale a BookCity.
Partendo dal tema dell’ultima opera della Napoli i relatori hanno discusso e analizzato le emergenze dimenticate in Africa e in altre ‘periferie’ del mondo.
“In questo libro si parla di Uganda agli inizi degli anni ’90. Suleya è una bambina di 12 anni che ha perso i propri genitori, il padre ucciso e mutilato sotto i suoi occhi e la madre stuprata e fatta sparire dai ribelli del Lord’s Resistance Army (Esercito di liberazione del Signore) arrivati un giorno nel suo villaggio per fare razzie. Rapita e portata in una scuola di addestramento nella jungla tra Uganda e Congo sarà destinata alla vita di bambina – soldato e di schiava sessuale” racconta la Napoli.
La storia della protagonista del libro si intreccia con quella di altri innocenti che, ancora oggi, vivono lo stesso dramma in diversi Paesi africani e mediorientali.
Antonella Napoli l’ha incontrata e ha raccolto la sua testimonianza di donna, ex bambina soldato, che ha dedicato la vita al reinserimento dei minori coinvolti nei conflitti.
Editorialista e analista di questioni internazionali per importanti testate nazionali, come Repubblica, L’Espresso, Il Dubbio, Left e molte altre, Antonella Napoli ha realizzato reportage in Libano, Siria, Birmania, India, Botswana, Uganda, Congo, Sudan, Repubblica Centrafricana e altri stati africani e mediorientali. Dal 2019 dirige ‘Focus on Africa’, il primo magazine italiano dedicato al continente africano.
Dal 2016 coordina la campagna “Free Turkey Media” in Italia e ha seguito, insieme ad altri osservatori internazionali, i processi ai giornalisti turchi arrestati con false accuse di propaganda del terrorismo.s
Nel 2013 ha ricevuto la Medaglia d’oro di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica per il libro reportage, divenuto una mostra itinerante, “Volti e colori del Darfur”.
Nel 2018 le è stato assegnato il premio Freelance international press.
Autrice di vari libri, tra cui il best seller “Il mio nome è Meriam” pubblicato nel 2015 da Piemme e tradotto in sei lingue e pubblicato in 8 paesi, ha ricevuto ripetute minacce da estremisti islamici e ambienti neofascisti e neonazisti italiani.
Lo scorso giugno, attraverso una lettera recapitata alla Federazione nazionale della stampa i Fratelli Musulmani sudanesi, facendo esplicito riferimento alla sua attività professionale, le hanno intimato di non tornare più in Sudan.
Ma lei non ha ceduto alle minacce. Non solo è tornata ma ha anche raccontato la nascita del nuovo governo sudanese. Il primo democratico dal 1986.