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Via il segreto di polizia sul caso Alpi-Hrovatin. “Tutti diano un contributo alla verità e via il muro del silenzio”

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“Sei mesi non sono molti e questa non è una vittoria ma una tappa importante”. Così l’avvocato Giulio Vasaturo ha illustrato gli aspetti rilevanti dell’ordinanza con cui il gip del Tribunale di Roma, Andrea Fanelli, ha rinviato gli atti alla Procura perché proseguano le indagini sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuta ormai piu’ di 25 anni fa a Mogadiscio. L’importanza di questa decisione e gli scenari possibili, insieme alla necessità che intervenga maggiore trasparenza anche da parte dei Servizi per la sicurezza, sono stati al centro della conferenza stampa che si è tenuta presso la Federazione della Stampa e alla quale hanno partecipato il Presidente e il segretario della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, e l’avvocato Giulio Vasaturo, che nel procedimento rappresenta gli organismi  dei giornalisti quali parti offese per il duplice omicidio. Chi deve parlare adesso?

“Chi sa qualcosa parli, noi chiediamo che prevalga la coscienza civile come accaduto per il caso Cucchi, sappiamo che ci sono dei segreti e questi, adesso devono cadere perché sia fatta giustizia”, ha detto il Presidente della Fnsi, Giulietti. L’esistenza di depistaggi e segreti ha caratterizzato dal primo momento il caso Alpi-Hrovatin, ora viene chiesto di rompere il muro del silenzio da parte soprattutto dell’Aisi e per questo è stata anche annunciata la richiesta di un incontro con il Presidente della Camera Roberto Fico, con il Copasir e con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, come si sa, ha tenuto per la delega sui servizi di intelligence. Ci sono tasselli di questa storia che intrecciano il percorso giudiziario verso il difficile accertamento della verità con il segreto di polizia opposto dall’Aisi  sul nome di una fonte che potrebbe rispondere a domande importanti sull’inchiesta, forse risolutive, comunque non piu’ eludibili ora che l’indagine può e deve ripartire a 360 gradi.

“Poche altre volte, forse mai, come in questo caso le inchieste giornalistiche hanno dato un contributo rilevantissimo al prosieguo dell’indagine e a svelare i lati piu’ oscuri dell’agguato a Ilaria e Miram. – ha detto l’avvocato Vasaturo – Il lavoro dei giornalisti ha assunto un peso in ambito giudiziario e non mi riferisco solo alla piu’ nota vicenda di Hasci Omar Hassan (scarcerato dopo una lunga e ingiusta detenzione ndc) ma anche ad altri contributi fondamentali. Ci sono atti e documenti dei nostri servizi di intelligence sull’omicidio Alpi-Hrovatin che sono ancora sottoposti a segreto. Una volta per tutte siano messi a disposizione. La legge vigente lo consente, ma noi facciamo un  appello esplicito al direttore dell’Aisi perché indichi le fonti fin qui secretate che sarebbero di ausilio al pubblico Ministero. L’Agenzia di sicurezza conosce segreti e nomi di fonti che finora si è scelto di non condividere con la magistratura ma proprio questo potrebbe essere il tassello mancante in un puzzle che ha già contato troppe stranezze, come il lentissimo trasferimento di atti dalla Procura di Firenze a quella di Roma per cui sono stati impiegati sei anni! Noi non sappiamo che una volta eliminati questi segreti – ha aggiunto l’avvocato Vasaturo – avremo la verità sul delitto di due cittadini italiani che stavano lavorando all’estero, questo ce lo dirà la Procura di Roma. Ma sappiamo che è arrivato il momento di far cadere quel muro perché altrimenti tutto ciò che è stato fatto fin qui, con la collaborazione dei colleghi Domenico e Giovanni D’Amati e Carlo Palermo, nella memoria dei genitori di Ilaria e con la  caparbietà di tanti giornalisti e associazioni, potrebbe essere vanificato. Per questo chiediamo che siano tolti tutti i segreti, pur nel rispetto della salvaguardia delle fonti. Questa volta è in ballo qualcosa di piu’ importante e sono passati 25 anni dai fatti”.

Nel corso della conferenza stampa il segretario della Federazione della Stampa, Raffaele Lorusso, ha sottolineato come il giudice delle indagini preliminari abbia “riconosciuto la piena legittimazione degli organismi di categoria a stare nel processo e questo è molto importante in quanto, ancora una volta, è stato acclarato il principio per cui la lesione di un giornalista, in questo caso gravissima perché costata la vita, è una lesione per tutti i giornalisti e per il diritto dei cittadini ad essere informati, dunque dell’articolo 21 della Costituzione”.

Il gip ha concesso 180 giorni per riavviare l’inchiesta e trovare ulteriori prove, tra cui alcune inerenti fonti su cui finora è stato opposto il segreto.


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