“Posso diffondere su Facebook uno spot pieno di bugie sui miei avversari politici senza che voi interveniate con una verifica sulla veridicità dei contenuti? Posso dire per esempio che un deputato repubblicano è a favore del Green New Deal, il piano di interventi e riforme che mira a ridurre il cambiamento climatico?”
“Probabilmente si” risponde imbarazzato Mark Zuckerberg. Con voce gentile ma tagliente e inesorabile Alexandria Ocasio Cortez, la più giovane deputata eletta al Congresso americano,mette sulla griglia il fondatore di Facebook, sotto pressione perchè accusato di consentire che sul suo social circoli disinformazione anche attraverso messaggi elettorali a pagamento. La Ocasio Cortez è preoccupata che la mancanza di un controllo sulla veridicità dei contenuti degli spot elettorali sia un problema molto serio per tutti noi e metta a rischio il nostro futuro di paesi democratici. Dallo scambio di battute tra i due emerge tragicamente che si, i politici possono far girare in rete spot elettorali falsi a pagamento senza che FB intervenga per bloccarli. Sta già accadendo del resto negli Stati Uniti dove è in pieno svolgimento la campagna per la corsa alla Casa Bianca ed ha suscitato reazioni indignate un messaggio elettorale di Trump contenente false affermazioni contro l’ex vicepresidente Biden, ora candidato alla presidenza Elizabeth Warren ha accusato Facebook di essere una macchina di disinformazione for profit. L’inventore di FB, il social che ha modificato il nostro modo di stare in rete è apparso in evidente imbarazzo, davanti all’incalzare delle domande di AOC e in alcuni momenti si è avuta l’impressione che non capisse cosa la deputata gli stesse chiedendo,era stupito, ha balbettato mentre la giovane leader della sinistra più progressista americana implacabile andava dritta al suo obiettivo che è dimostrare come Facebook sia una trappola per tutti noi e che Zuckerberg non stia facendo quello che dovrebbe per mettere al bando chi diffonde notizie false. C’è un passaggio stupefacente nello scambio tra i due. “Ma lei ha intenzione di combattere le bugie su FB o no? Ha insistito AOC e Zuckerberg in modo disarmante ha risposto “Penso che mentire sia brutto,e sono convinto che per un politico diffondere un messaggio non veritiero sia riprovevole. Ma non siamo noi nella nostra posizione a dover dimostrare se un politico menta.Credo che in una democrazia le persone debbano decidere da sole se un politico vada votato per le cose che dice e che fa”. Ad un certo punto la Ocasio Cortes ha chiesto:“Ma posso scegliere un target di elettori e indirizzare loro uno spot con una data falsa delle elezioni?”. “No, ha detto Zuckerberg, “perché noi eliminiamo i messaggi che possono contenere violenza,imminente rischio fisico o soppressione di diritti come in questo caso” risponde Zuckerberg. “Quindi c’è una soglia con dei limiti che vi date, ne ha dedotto la Ocasio Cortez. Limiti che non comprendono però il fact checking di quello che viene diffuso negli spot elettorali. Come si vede il problema è serio, anche perché Zuckerberg,durante una conferenza alla Georgetown University la scorsa settimana , si è detto preoccupato per l’erosione di verità in atto,ma nello stesso tempo ha affermato di non credere che le persone vogliano vivere in un mondo dove si possa postare solo quello che le compagnie di HI Tech abbiano giudicato veritiero al 100%. Dipende verrebbe da rispondergli. Unica concessione al momento alla verità saranno delle bandierine,flag, che Facebook metterà su post ritenuti non veritieri da organizzazioni esterne a Facebook. Il network non si assume la responsabilità di fare sue verifiche. Nel frattempo prepariamoci a vedere post in cui si racconta che Salvini non è più sovranista, Renzi sta pensando di tornare nel PD e il ministro della giustizia Barr è venuto per fare una visita turistica al Colosseo quando si è incontrato con i servizi segreti in Italia. Naturalmente con le dovute bandierine.