Il Cile è nel caos e ripiomba in un clima da regime che mette i brividi. Il bilancio dei disordini scoppiati per il rincaro dei prezzi dei trasporti pubblici è, al momento, di tre morti e decine di feriti ma è destinato a salire. Per la prima volta dai tempi di Pinochet l’Esercito ha proclamato il coprifuoco, sospendendo le libertà e limitando i diritti del popolo cileno, obbligato a restare in casa dalle 9 di sera alle 7 del mattino. È la situazione diventa sempre più preoccupante. Inevitabile che la memoria riporti ai tragici momenti vissuti sotto la dittatura che ha causato tanto dolore e morte. Il malcontento covava sotto la cenere da mesi, e lo
stato d’emergenza imposto dal presidente Sebastian Pinera rischia di aggravare le tensioni già a livelli incontrollabili. La presenza dell’esercito a pattugliare le strade di Santiago per ristabilire l’ordine pubblico è il segnale allarmante di uno scontro che rischia di indebolire la democrazia, riconquistata dal popolo cileno al prezzo di sacrifici enormi.
Apocalittico lo scenario del giorno dopo la notte di disordini nella capitale cilena, supermercati e centri commerciali saccheggiati, il palazzo dell’Enel dato alle fiamme, auto e vetrine distrutte lungo le strade deserte… La maggior parte dei negozi chiusi, nessun autobus in circolazione e la metropolitana inutilizzabile. Questo lo scenario che si presenta nella prima domenica di coprifuoco. E c’e chi ha subito approfittato della situazione, raccontano amici cileni attraverso i social. Taxi e agenzie di noleggio auto con conducente hanno cominciato ad applicare tariffe altissime: rappresentano l’unica possibilità di spostarsi in questa città di sette milioni di abitanti e ne approfittano. La due giorni di estrema violenza a Santiago ha già lasciato segni evidenti. Nel porto di Valparaiso, i vigili del fuoco hanno continuato a spegnere incendi in tutta la città fini alle prime luci dell’alba.
Intanto il presidente Pinera per correre ai ripari ha annunciato la sospensione dell’aumento delle tariffe della metropolitana e ha convocato una riunione per lunedì con i suoi ministri e altre autorità del Paese per discutere su come affrontare la situazione. Proteste di questa portata erano inimmaginabili fino a pochi giorni fa, quando lo stesso capo dello Stato aveva definito il suo paese, che dovrebbe ospitare il vertice dei leader dell’APEC a metà novembre, una
“oasi” di tranquillità nella regione.
Nonostante i toni concilianti di Pinera sono già previste nuove proteste. A cominciare dai sit-in nelle università e i college che hanno sospeso le lezioni e non sembrano intenzionati a rispettare lo stato di emergenza indetto dal governo cileno e sono pronti a marciare verso palazzo della Moneda. Il tentativo di contrastare il rischio che le rivolte in corso degenerino ulteriormente, sembra inefficace e la rabbia dei cileni è destinata a infiammare ancora le strade di Santiago..