Abbiamo interiorizzato la cultura dell’omissione di soccorso. Non ci sconvolgono più i naufragi con donne e bambini annegati. E ora, non ci mobilita più neanche la vigilia del massacro annunciato dei curdi da parte della Turchia.
La morte degli altri è diventata routine. Neanche se a morire sono i più deboli, come i migranti; o i più ammirevoli, come i curdi. Che hanno fatto il lavoro duro di fanteria, per liberare la loro terra dall’Isis, sperando di poterci finalmente vivere in pace. Sicuri dell’appoggio di Trump, che ora ha cambiato idea. Presto il silenzio della nostra indifferenza sarà squarciato dalle bombe turche. Verranno spezzati i sogni di riscatto di un intero popolo, con le loro donne al fronte in mimetica, segno di coraggio, emancipazione femminile e di laicità. Seguiranno dichiarazioni di circostanza, che “stigmatizzano e auspicano”, dopo che nessuno ha mosso un dito per evitare il massacro di un popolo giusto.
La cultura dell’omissione di soccorso nasce dove muoiono gli ideali. E in questo abbrutimento, l’egoismo non è più una colpa, ma un diritto.
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