Un’ennesima tragedia si è consumata a sei miglia dalle coste di Lampedusa poco dopo la mezzanotte di ieri sera. La conta delle vittime al momento ammonta a 13, tutte donne ventenni. Più di 22 persone restano disperse in mare, tra cui anche 8 bambini.
L’imbarcazione fatiscente con a bordo più di 50 migranti (la maggior parte di origine subsahariana), è stata avvicinata dalla Guardia Costiera e dalle unità della Guardia di Finanza per le operazioni di salvataggio rese più complicate dal forte maltempo. Al momento non si ha ancora un quadro chiaro sul bilancio della tragedia.
All’indomani della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per commemorare tutte le persone che hanno perso la vita in mare dal 2013 ad oggi, sulle coste di quest’isola si continua ad assistere alla morte di migliaia di persone in cerca di rifugio da guerre, persecuzioni e povertà estrema. Ci chiediamo: quanto ancora dovremo contare i morti in mare? E ancora, perché l’Europa continua a voltare le spalle di fronte ai fatti?
Sempre più forte si fa la necessità di aprire corridoi umanitari che permettano alle persone di raggiungere l’Europa in maniera più sicura. Affinché il Mediterraneo cessi di essere un teatro di morte, occorre urgentemente che l’Europa metta in campo un’operazione di ricerca e soccorso in mare che permetta di salvare le imbarcazioni e le persone in difficoltà. Bisogna inoltre rafforzare e dare maggiore sostegno ai paesi di transito, nel rispetto dei diritti umani fondamentali e delle convenzioni internazionali in materia. Oggi è ancora più urgente agire alla radice del problema, incidendo nei paesi di origine con interventi concreti mirati a sradicare le disuguaglianze, le violazioni dei diritti umani e a combattere ogni forma di discriminazione.“