Sabato alcune centinaia di persone sono scese in piazza a Napoli per esprimere solidarietà al popolo curdo. Nel primo pomeriggio hanno tenuto un flash mob in piazza Berlinguer per poi dirigersi successivamente verso la prefettura. Ai manifestanti si è unita anche una delegazione di operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli; operai impegnati in una complicata vertenza di lavoro. Lungo la strada i manifestanti hanno illustrato ai passanti quanto sta avvenendo ed hanno urlato slogan contro il presidente turco Erdogan.
“La rivoluzione del Rojava – hanno scritto sui social il gruppo organizzatore ‘Rete Kurdistan di Napoli’ – la costruzione in Siria del Nord di una società interetnica e interconfessionale costruita sui pilastri del confederalismo democratico, del femminismo e della convivenza ecologica, è sotto la grave minaccia di un’imminente invasione dell’esercito Turco, il secondo esercito della NATO, spalleggiato dalle milizie Jihadiste che la Turchia ha finanziato e organizzato in questi anni. Con il decisivo benestare Americano e la connivenza dell’Europa che continua a fare affari con la vendita di armi al tiranno turco e a pagargli miliardi per la militarizzazione delle frontiere, il Califfo Erdogan sta ammassando truppe e armi lungo il confine. Mobilitiamoci, Boicottiamo gli interessi turchi, smascheriamo la propaganda di Erdogan, denunciamo l’ipocrisia e la connivenza dei governi, a partire dal nostro, e le imprese che fanno affari col tiranno di Istanbul”.
“Boicotta la Turchia. No all’invasione turca in Rojava“, era scritto su uno degli striscioni portato nel corso della manifestazione.
Mentre contemporaneamente un gruppo di attivist* di Fridays for future- Napoli riportava alcune delle rivendicazioni del corteo al comizio del ministro degli esteri Di Maio alla mostra d’oltremare, con cori che denunciavano l’ipocrisia con cui si sono lasciati attuare i piani di Erdogan e srotolando uno striscione che rivendicava l’immediata interruzione delle forniture militari alla Turchia. Forniture militari che sono autorizzate dal governo e prodotte in gran parte da aziende di Stato. In sfregio alla stessa Costituzione. l’Italia sostiene infatti militarmente paesi come la Turchia, l’Arabia Saudita, Israele impegnati in continue azioni militari ai danni di altri popoli…
“Il tempo delle parole e dell’ipocrisia è finito – scrivono ancora su Facebook gli organizzatori – verificheremo nei fatti la conseguenzialità del governo che fino a oggi ha sempre anteposto altri interessi a una solidarietà molto pelosa con le donne e gli uomini che hanno sconfitto l’Isis. Ugualmente il lungo corteo, promosso dalle reti di solidarietà col Rojava, ha sanzionato alcune delle aziende che fanno affari tramite il governo di Ankara ed è passato sotto la sede della Prefettura, attraversando poi tutto il centro cittadino e il lungomare per finire sotto il Consolato americano. Contestando al governo italiano e all’UE i cospicui finanziamenti al governo turco, gli assegni miliardari staccati anche di recente al Califfo per la militarizzazione delle frontiere e agli statunitensi la connivenza con la Turchia e con Erdogan fino all’ultimo lasciapassare politico all’invasione. Non dimentichiamo che la Turchia, come l’Italia e gli USA, fanno parte della stessa alleanza militare, la NATO, alla cui servitù militare sono sacrificate tante parti del nostro territorio”.
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