È una calda mattina di Agosto, prendo il tram e scendo alla fermata di Çapa-Şehremini, solitamente popolata dagli studenti dell’adiacente facoltà di medicina, e inizio a perdermi tra le strade intricate del quartiere di Fatih. Incrocio donne con le buste cariche di spesa, uomini che sorseggiano il çay sul marciapiedi, e nei pressi di Small Projects Istanbul è un bambino a guidarmi fino alla porta giusta, come fosse un angelo custode.
Il community center nato del 2015 proprio per dedicarsi alla cura e all’intrattenimento dei bambini attraverso attività sportive e laboratori artistici è un punto di riferimento non solo per il quartiere, ma per tutta la città. Sono qui per conoscere più da vicino un suo “affluente”, Muhra, nato nel 2017 con l’intento di coinvolgere le mamme di quei bimbi nelle attività del centro con uno scopo ben preciso: la creazione di oggetti d’artigianato. I primi sono degli orecchini, gli ormai celeberrimi “Drop earrings not bombs” realizzati semplicemente in acciaio e cotone colorato, riproducendo la forma di una goccia che ricorda una mina antiuomo.
Prima di iniziare a produrre, le donne coinvolte hanno seguito dei training regolarmente organizzati da Muhra con insegnanti prevalentemente turchi affiancati da traduttori per l’arabo. “Stiamo cercando di gestire formazioni che accolgano fino a 42 persone contemporaneamente” mi racconta Aya che collabora nel management di Muhra da soli due mesi, insieme ad altri due ragazzi, tutti tra i 25 e i 35 anni. “Produzione e vendita vanno più che bene, siamo molto conosciuti all’estero, ma stiamo cercando di entrare anche nel mercato turco. Abbiamo ambasciatori ed acquirenti in tutto il mondo che si dedicano anima e corpo nel supportarci vendendo i nostri prodotti nei loro negozi o sulle loro piattaforme online. È un’iniziativa che chiunque può intraprendere, e che stiamo incoraggiando il più possibile. Anche le fiere sono un mezzo utile per presentare i nostri prodotti e la nostra attività sociale a tantissime persone dai background più disparati”. Tuttavia, Aya ci tiene a specificarmi, proprio mentre un paio di famiglie irrompono nella stanza che abbiamo occupato, che il community center resta un luogo di aggregazione e supporto e non un posto di lavoro, sebbene si pensi all’espansione del progetto: sono appena stati lanciati i nuovi “Poetry” ispirati all’architettura classica del Medioriente e una frase del poeta Rumi: “lascia che tu possa diventare poesia vivente”.
Con le stesse identiche parole Shahla mi racconta una giornata tipo di Yusra, ad una manciata di chilometri da SPI. Questo community center che si è di recente trasferito da Balat ad Edirnekapi, apre le sue porte a Marzo 2016 per dare assistenza volontaria ai rifugiati siriani presenti nel quartiere. Anche in questo caso i programmi organizzati sono prevalentemente dedicati ai bambini, con corsi di lingua turca, alfabetizzazione, consapevolezza a scuola, terapia attraverso il gioco. Il coinvolgimento delle donne, avviato ad un anno dall’apertura, è dapprima iniziato come un progetto di catering per la preparazione di cibo tipico per buffet e ricevimenti, dirigendosi poi verso la realizzazione di prodotti di artigianato esclusivamente da materiali riciclati. I workshop si svolgono esattamente come per Muhra, con la partecipazione preziosa di Accueil, una ong francese di base ad Istanbul che supporta Yusra fornendo i macchinari, gli insegnanti e i traduttori. Dopo la formazione, le donne vengono convocate per la realizzazione dei prodotti qualora si riceva un ordine, cosa che arriva principalmente dalla comunità degli expat presente ad Istanbul e di recente anche per la partecipazione a piccoli bazar.
“Le donne ricevono il design ed è meraviglioso vedere come chi non ha potuto partecipare ai training o in presenza di qualunque dubbio per la realizzazione, le partecipanti si aiutino l’un l’altra. Sono tutte diverse, c’è chi riesce a realizzare tre borse in un giorno, chi neppure una, chi si presenta qui tutti i giorni, chi non si fa più vedere. Sono libere, questo non è un obbligo, non è un impiego, sebbene il 90% di ciò che guadagniamo dalla vendita vada direttamente a loro. Yusra significa agio, comfort, tutto quello che non hanno al di fuori di qui. È fondamentale, invece, che capiscano il valore di ciò che creano. Per questo, per ogni prodotto abbiamo un controllo qualità e qualora si ritenga che il pezzo non è pronto per il mercato gli spieghiamo perché e gli permettiamo di ricominciare da zero. Altrettanto importante è, a quel punto, insegnargli a stabilire un prezzo per ciò che creano, considerando il tempo e le risorse impiegate. Questa è ‘financial literacy’, ed è utile anche e soprattutto per la loro vita di tutti i giorni in casa. Cambia il modo di guardare al mondo.”
Oltre alle sempre più diffuse “tote bags”, hanno iniziato a realizzare anche utensili da cucina, quali spugne e guanti, sempre da materiali riciclati. La comunicazione e la vendita per adesso avviene solo tramite la pagina Facebook, ma vorrebbero ampliare una parte del loro nuovo sito web per la vendita online.