I sorrisi, gli abbracci, i dibattiti, la musica. E la speranza. Il Memorial Stefano Cucchi stupisce e continua a stupire, per il quinto anno di seguito. Perché il desiderio di lottare e quello di vivere non solo coincidono, ma si riflettono negli occhi di tutti coloro che hanno organizzato la serata nello spazio autogestito Angelo Mai e la maratona al Parco di Tor Fiscale.
E il messaggio, lanciato da Ilaria Cucchi «è un messaggio di speranza. Non siamo un partito anti polizia, non siamo quelli che vanno nelle scuole a dire che i poliziotti sono tutti picchiatori. Siamo coloro che si fanno addirittura carico dell’onorabilità delle forze dell’ordine. Dicendo che coloro che sbagliano vanno puniti. Non perché vogliamo vendetta ma perché abbiamo rispetto per tutti i loro colleghi che quotidianamente, tantissimi, svolgono per tutelare noi e i nostri figli. A loro va quel rispetto, oltre che a noi». La serata del 12 ottobre, durante cui sono intervenuti l’avvocato Fabio Anselmo, il direttore Marco Damilano, il fotoreporter Francesco Zizola e Luigi Manconi, è stata un momento di riflessione e di condivisione a pochi giorni di distanza da due date importanti: il 12 e il 14 novembre. «Questo è un Memorial particolarmente significativo perché coincide con il decennale della morte di Stefano e con la svolta, finalmente, della vicenda processuale», ha detto la sorella del geometra romano morto nel 2009 mentre era sotto la custodia dello Stato. Il 12 novembre si svolge la prima udienza del procedimento che vede imputati otto militari dell’arma dei carabinieri per i falsi e i depistaggi che dovevano coprire e proteggere gli autori del pestaggio a Cucchi nella stazione Appia. Il 14 novembre è il giorno della sentenza del processo d’appello ter per i medici del Pertini e in questa stessa data la Corte d’Assise deciderà sui cinque militari e dunque sulle accuse di falso e di omicidio preterintenzionale.
«Sentivo che valeva la pena andare avanti anche se ogni volta che entravo in quelle aule mi sentivo in colpa perché stavo costringendo Stefano a subire un processo nei suoi confronti», mentre adesso «nelle aule di giustizia è entrata la verità, stiamo per arrivare al traguardo».
Chi, durante la seconda giornata del Memorial, la mattina del 13 ottobre ha corso per Stefano era animato proprio da questo desiderio di giustizia che, finalmente, sembra possibile ottenere. Una sete di giustizia che si propaga anche attraverso il riconoscimento della sofferenza e della lotta altrui: quest’anno l’associazione Stefano Cucchi ha consegnato il premio Diritti Umani 2019 a Giuseppe Gulotta, costretto con le botte a dichiarare di aver ucciso due carabinieri quando aveva solo 18 anni, per poi passarne ingiustamente oltre 20 in carcere. Pietro Ioia è stato premiato per il coraggio che ha avuto nel denunciare gli orrori e le torture che avvenivano nella cosiddetta Cella Zero del carcere di Poggioreale, dove ha trascorso 7 anni di reclusione. E infine è stata premiata la comunità Sikh di Latina che lotta per i diritti dei braccianti nell’Agro pontino.
Due giorni all’insegna della determinazione e della speranza, una corsa verso la giustizia: «Stefano lo ricordiamo con un sorriso e questa ricorrenza cade nei giorni vicini al suo compleanno più che a quelli della sua morte». E le parole di Ilaria Cucchi, ancora una volta, racchiudono lo spirito di un’intera comunità che attorno a questa famiglia si è stretta per il bene di tutti noi.