Vincitore della sezione Orizzonti alla 75ma mostra di Venezia e di molti altri premi insigniti dai festival che l’hanno ospitato, “Manta Ray” del regista e sceneggiatore thailandese Phuttiphong Aroonpheng è un film singolare che evoca le atmosfere delle moderne istallazioni artistiche, il clima tra sogno e realtà della virtual reality. Ed è allo stesso tempo profondamente ancorato al valore dei diritti umani, tanto da essersi meritato il patrocinio di Amnesty International. Nel presentarlo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, ha detto: “Manta Ray ci fa conoscere qualcosa di cui sappiamo poco: la tragedia del popolo Rohingya. Dal 25 agosto 2017, fuggiti da un sistema di assoluto apartheid, sono quasi un milione i rifugiati. Molte sono vittime di stupro, molti uccisi. Né ci sono le condizioni per un ritorno dei Rohingya in Myanmar. Mi sono commosso quando ho visto che il regista ha voluto dedicare a questo popolo il suo film”. Phuttiphong Aroonpheng , parlando dei migranti Rohingya alla ricerca disperata di salvezza in Thailandia, racconta: “In una scena fondamentale del mio film, sentiamo molte voci nella foresta, piene di angoscia e lacrime. Sono voci di rifugiati Rohingya che avevo registrato. Queste voci non scompariranno e non saranno totalmente dimenticate. Continueranno a esistere nel mio film”.
Ed ecco la storia: nella fitta foresta di un villaggio sulla costa thailandese un giovane pescatore dai capelli ossigenati (Wanlop Rungkamjad) s’imbatte in un uomo ferito e privo di sensi (Aphisit Hama). Il ragazzo lo soccorre portandolo in ospedale e a casa propria. Lo sconosciuto non parla – forse è muto per il trauma – così il pescatore gli assegna il nome di una pop star thailandese. Tra i due s’instaura una forte amicizia, anche perché il pescatore è solo per essere stato abbandonato dalla moglie. La vita scorre tranquilla ma capita che una mattina il giovane vada a pesca e scompaia in mare. Lentamente, quasi inesorabilmente, il profugo si ritroverà a occupare il suo posto, convivendo con l’ex moglie del pescatore (Rasmee Wayrana) quando questa all’improvviso si rifà viva perché non sa dove andare …
“Manta Ray” è il nome della mitica manta gigante, dal mantello scuro, pesce nomade dei mari. Phuttiphong Aroonpheng usa simbolismi tratti dalla cultura nazionale e dalla personale creatività, per evocare significati inconsci su ciò che non si conosce, sulla trasmigrazione delle identità culturali, sul mistero del dolore, della distruzione, sull’imprescindibile realtà dell’amore, durante l’inesplicabile traversata della vita. E in questo suo film visionario, non solo chi migra, bensì tutti siamo nomadi e precari nella foresta del pianeta, ciascuno alla ricerca del proprio sogno, di un posto dove trovare pace.
“Manta Ray”. Regia di Phuttiphong Aroonpheng. Un film con Wanlop Rungkumjad, Rasmee Wayrana, Abhisit Hama. Titolo originale: Kraben Rahu. Genere Drammatico – Tailandia, Francia, Cina, 2018. Uscita cinema giovedì 10 ottobre 2019 distribuito da Mariposa Cinematografica