A Catania esiste, per fortuna, un teatro visionario, che riflette su se stesso e sulle sue forme espressive. Un Teatro che per certi versi, appare ancora in fieri, ma dimostra tutta la sua freschezza. Fatto, soprattutto, di giovani autori per giovani attori capace pure pure di coinvolgere il pubblico, farlo sentire “parte” e personaggio. Non è una questione di “bravura” o di “professionalità”: quanto – nel caso de “L’uomo invisibile. Una festa sacra” di Steve Cable che ha aperto la stagione di Underground Rivers del Teatro Argentum Potabile – della necessità di un Teatro diverso e rinnovato, di amplissimo respiro, pur con le sue imperfezioni e le sue ingenuità. E’ il teatro-box, dei nuovi locali di “Spazio Fluido”, in via Francesco Laurana a Catania: un labirinto felice nel quale vagare alla ricerca di storie.
Un labirinto drammaturgico costruito non soltanto con i materiali del Mito, ma attraverso le sue rielaborazioni, i ricordi, i suoni e “delle morte stagioni” e di quelle futuribili, della Storia grande e di quella minuta, anche dei protagonisti silenziosi e dimenticati. Otto tappe tenute insieme dal regista-traghettatore che accompagna gli spettatori-pellegrini a muoversi dentro quei percorsi e a lasciarsi suggestionare liberamente, anche se lo spunto sono le rappresentazioni medievali – le Feste sacre appunto – nelle quali la collettività trovava il senso del suo consistere e della sua stessa identità. Quella pensata da Steve Cable è invece una festa tutta laica e personale nella quale, sulle musiche originali di Andrea Cable, temi universali – nascita e morte, malvagità ed innocenza, alienazione e bellezza, Natura e Tecnica – si scandiscono lungo momenti di diversa durata, offrendo suggestioni ed interpretazioni diverse grazie all’impegno e all’entusiasmo dei giovanissimi allievi de “La Casa di Creta”: Clara Baudo, Giulio Belvedere, Andrea Cable, Nicoletta Cancelliere, Marta Chiarello, Alessandra Cosentino, Carlotta La Mela, Carlotta Minissale, Giuditta Nicosia, Simona Nicotra, Maria Riela. Noi, ad esempio, abbiamo pensato ad Alice nel Paese delle Meraviglie e alla rabbia di Caino; all’apocalisse climatica e al disagio mentale; all’incanto delle Sirene e alla meraviglia degli inizi della vita in un silenzioso lucore acqueo, poiché come giustamente notava Steve Cable “L’uomo Invisibile permette una pluralità di possibili letture e interpretazioni”, un teatro aperto e maieutico (anche se non sempre omogeneo) nel quale gli stessi spettatori, sono stati invitati a trascrivere in maniera anonima le loro riflessioni. Un’altra maniera di sottolineare che il Teatro non finisce mai…