La lettera rubata è il titolo di un famoso racconto di Edgard Allan Poe, lo scrittore americano considerato l’antesignano del racconto poliziesco e della letteratura horror. La vicenda si svolge in Francia. Una lettera dal contenuto compromettente inviata ad una nobildonna di Corte è stata sottratta dall’astuto Ministro D., uomo senza scrupoli che la detiene a scopo di ricatto. Al Prefetto G. viene affidata, in gran segreto, la missione di recuperare la lettera scabrosa. Il Prefetto, approfittando delle assenze notturne del Ministro, con la polizia penetra nella sua casa ed effettua delle perquisizioni estremamente accurate, servendosi persino del microscopio per scoprire eventuali nascondigli segreti, ma non riesce a ritrovare la lettera.
Interviene a questo punto un amico del Prefetto, il sig. Dupin, che, allettato dalla ricompensa promessa, si ingegna di scoprire il nascondiglio perfetto dove il Ministro ha riposto la lettera. Dupin ritrova la lettera nello studio del Ministro all’interno di un cofanetto portalettere messo in bella evidenza e, con uno stratagemma, riesce ad impadronirsene e a salvare l’onore della nobildonna. Ho pensato al racconto di Edgard Allan Poe quando sono riuscito a scoprire una lettera (politicamente) compromettente inviata dai segretari delle tre confederazioni sindacali (Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo) al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli esteri presenti a New York durante la settimana dei capi di Stato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. I tre segretari avanzano una richiesta veramente impertinente: “a nome delle nostre organizzazioni ci rivolgiamo ai rappresentanti del nostro governo per richiedere la firma dell’Italia al Trattato di messa al bando delle Armi Nucleari (TPNW), adottato da 122 Stati il 7 luglio 2017 alle Nazioni Unite a New York.
Oggi, gli arsenali nucleari – prosegue la lettera – vengono modernizzati e vengono sviluppate nuove armi nucleari. Per i prossimi anni, si stima che i governi spenderanno ogni anno oltre 100 miliardi di dollari in armi nucleari. Allo stesso tempo, la fragile architettura di controllo e di contenimento degli armamenti costruita nel corso di cinque decenni sta crollando, a causa delle crescenti tensioni tra gli Stati dotati di armi nucleari, ed è quindi più importante che mai che i leader mondiali si dichiarino contrari alle armi nucleari e lavorino insieme per rafforzare le norme giuridiche internazionali contro l’uso, la minaccia di utilizzo, il rinnovo ed il possesso di armi nucleari da parte di qualsiasi Stato. I sindacati sono impegnati per un mondo privo di armi di distruzione di massa e per il disarmo, poiché il mantenimento e il rafforzamento della pace sono un presupposto per il progresso economico e la giustizia sociale. Oltre all’immediata minaccia che le armi nucleari rappresentano per l’esistenza dell’umanità, l’enorme costo di una rinnovata corsa agli armamenti nucleari è un vergognoso spreco di preziose risorse umane, naturali ed economiche che dovrebbero essere reindirizzate per invertire il cambiamento climatico, eliminare la povertà e affrontare altre esigenze sociali ed economiche. (..) Il TPNW completa il quadro del diritto internazionale che impegna gli stati a ottenere un mondo privo di armi nucleari. “
La lettera si conclude invitando l’Italia a partecipare alla cerimonia per le firme e le ratifiche del Trattato sul divieto delle armi nucleari, che si è effettivamente svolta a New York il 26 settembre. Come quella del racconto di Poe, anche questa lettera è stata gelosamente nascosta utilizzando lo stesso metodo del ministro D. La lettera è rimasta sul tavolo del Presidente a disposizione di ministri ambasciatori, giornali e televisioni. Poiché né il Governo, né i giornali, né le televisioni, né i leaders politici (che in questo momento sono in affanno per la tassa sulle merendine) ne hanno dato notizia, un silenzio impenetrabile è calato sulla condotta del nostro paese che, come tutti i paesi della NATO ha boicottato il trattato per la messa al bando delle armi nucleari e non ha nessuna intenzione di firmarlo, senza dire il perché. Ma noi, imitando il sig. Dupin, abbiamo sottratto questa lettera all’astuto ministro degli esteri che l’aveva imboscata e la restituiamo al suo destinatario: il popolo italiano.