Brecht scrive Madre Courage e i suoi figli intorno al 1939 – una data storica perché coincide con l’inizio del secondo conflitto mondiale –, ma ambienta il suo dramma antimilitarista nel periodo della lunga e sanguinosa Guerra dei Trent’anni tra cattolici e protestanti (1618-1648), ed esattamente tra la primavera del 1624 al gennaio del 1636.
Ispirato a un famoso romanzo del 1670 scritto da Hans Jacob Christoffel Grimmelshausen Biografia mirabile dell’arcitruffatrice e rivoluzionaria Courasche, Brecht racconta la storia della vivandiera Anna Fierling, nota con il nome di Madre Courage, che si presenta negli accampamenti con un carro-spaccio per piazzare la sua merce, insieme ai tre figli, ognuno dei quali avuto da un padre diverso: Eilif, Schweizerkass e la muta Katrin. I suoi traffici movimentati la fanno incontrare con vari personaggi tra cui la prostituta, Yvette Pottier, un cappellano che la definisce una “iena dei campi di battaglia” e il cuoco di un comandante svedese.
La Courage della straordinaria interprete Maria Paiato è una donna d’affari che vive della guerra, cinica, implacabile, provata, arida, egoista – quasi un uomo si direbbe! – e che pensa soltanto a sfruttare la situazione di disagio dovuta ai continui massacri e devastazioni belliche; ma è anche vittima del suo business sense e della sua grande virtù, il coraggio.
La scena di Paolo Ferrigno, scura e tetra, contrastata alla base da tinte di rosso fuoco, evoca le atmosfere cupe e ristagnanti delle retrovie. Nello spazio scenico, quasi vuoto, un’unica cassapanca di color nero laccato, contenitore di oggetti, funge all’occorrenza da tavola di servizio o da seggiola. Tutto si duplica deformandosi nel fondale specchiato e obliquo: indice di distorsioni mentali originate dalle anomalie di una guerra diventata condizione esistenziale permanente. Al centro dello specchio un buco nero – forse un occhio enorme che ti osserva o un cratere vulcanico in eruzione –, dove un punto fisso di luce a led rosso si allarga mutando colore e diviene pietra lavica colorata, parlante: è la voce registrata della stessa Paiato che enuncia le didascalie iniziali delle dodici stazioni del dramma.
La regia di Paolo Coletta tende a sottrarre spazio alla visione, affidando soprattutto alla parola riferita dagli attori l’obiettivo principale dell’autore di “trasformare gli spettatori” attraverso il Verfremdungseffekt – l’«effetto di straniamento» degli avvenimenti rappresentati –, e indurli a comprendere gli effetti della guerra, opponendosi al fatalismo che la ritiene fenomeno inevitabile. Difatti, Coletta non utilizza alcuni elementi drammaturgici peculiari del teatro epico brechtiano, come le proiezioni dei titoli o cartelli e taglia anche l’emblematico carro della Courage. La sua maggior cura – da bravo musicista e compositore – è dedicata alla partitura musicale di Paul Dessau, restituendoci delle versioni singolari delle nove canzoni o song del dramma, che interrompono e commentano l’azione, come inserti meccanici, contribuendo alla riflessione dello spettatore. Le musiche quasi tutte dal vivo sono suonate dagli attori con fisarmonica, chitarra e tromba. La Paiato dimostra con grande disinvoltura anche le sue doti canore, regalandoci delle interpretazioni lodevoli de La canzone della donna e del soldato o de La Canzone della Grande Capitalizzazione. Da citare anche Il Canto della Fraternizzazione della prostituta Yvette Pottier (Anna Rita Vitolo) e la Canzone delle ore del cappellano (Mauro Marino).
L’interpretazione di Madre Courage ha posto sempre dei problemi alle grandi attrici che nel corso del tempo si sono cimentate in questo ruolo – restando nel panorama italiano: Lina Volonghi/Piera Degli Esposti/Mariangela Melato/Isa Danieli – perché Brecht la descrive come “un personaggio epico con un’immobilità e fissità psicologica”. Nel senso che la Courage, nonostante alla fine veda che la guerra le ha tolto tutto ciò che possedeva e persino i suoi figli, è costretta dalle circostanze, dall’istinto di sopravvivenza, a spogliarsi di ogni emozione. Il dettato brechtiano impone all’interprete di cancellare qualsiasi reazione che non sia quella di rimarcare continuamente l’ossessivo ‘coraggio’ di andare avanti della protagonista, quasi bendata per non vedere, in modo che sia soltanto il pubblico a prendere coscienza delle tragedie che la colpiscono.
Coletta accentua il proposito di Brecht, e dopo una scena che lascia attoniti in cui la madre-trafficante, indifferente di fronte alla morte della figlia muta Katrin lasciata sola per i suoi affari, chiude lo spettacolo con una forzatura del testo, mettendo in bocca alla Courage/Paiato le parole del maresciallo del primo episodio: «Si ricomincia!… La pace crea solo confusione… Non c’è che la guerra per metter ordine… Che ricominci la guerra!».
16-17 ottobre Bellinzona
18-20 ottobre Carpi
22-23 ottobre Vigevano
24-27 ottobre Prato
28 ottobre Bagnacavallo
29-30 ottobre Casale Monferrato
5-7 novembre Rimini
8-10 novembre Bologna
12-17 novembre Bari
19-24 novembre Napoli
26-28 novembre Udine
29 novembre Cuneo
30 novembre Tortona
1 dicembre Ivrea
2 dicembre Borgomanero
3 dicembre La Spezia
4 dicembre Lumezzane
11-15 dicembre Cagliari
17-19 dicembre Thiene
20-21 dicembre Grosseto
9-10 gennaio Cremona
11 gennaio Viterbo
12 gennaio Latina
SCHEDA SPETTACOLO
Titolo |
Madre Courage e i suoi figli |
Titolo originale | Mutter Courage und ihre Kinder. Eine Chronik aus dem Deißigjährigen Krieg |
Autore |
Bertolt Brecht |
Traduzione |
Roberto Menin |
Durata |
2 h (senza intervallo) |
Prima nazionale |
Napoli, 14 giugno 2019, ore 21:00 |
INTERPRETI
Madre Courage | Maria Paiato |
Kattrin la muta, sua figlia | Ludovica D’Auria |
Eilif, il figlio maggiore | Andrea Paolotti |
Schweizerkas, il figlio minore | Mario Autore |
Il cappellano | Mauro Marino |
Il cuoco | Giovanni Ludeno |
Yvette Pottier / La contadina | Anna Rita Vitolo |
Il reclutatore / Un contadino | Tito Vittori |
Il maresciallo | Francesco Del Gaudio |
L’alfiere | Roberto Pappalardo |
Drammaturgia musicale e Regia | PAOLO COLETTA |
Musica | PAUL DESSAU |
Scene | LUIGI FERRIGNO |
Costumi | TERESA ACONE |
Light designer | MICHELANGELO VITULLO |
Sound designer | MASSIMILIANO TETTONI |
Luci | MICHELE LAVANGA |
Fonica | RICCARDO CIPRIANI |
Organizzazione e distribuzione | MASSIMO TAMALIO |
Ufficio stampa | MARGHERITA FUSI |
Produzione | SOCIETÀ PER ATTORI e TEATRO METASTASIO DI PRATO in collaborazione con FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL e NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA |