Dal 24 luglio del 2016 è stato bloccato l’accesso al blog di Gianluca Costantini, fumettista italiano impegnato per i diritti umani. In questa lettera scritta in esclusiva per Articolo 21 Costantini stesso ci racconta la sua vicenda
Gentilissimi
Vi scrivo brevemente per riepilogare le tappe del processo e della relativa sentenza che ha colpito il mio profilo Twitter in Turchia e al mio mio blog “Channeldraw”, che al momento ancora non è visibile al pubblico.
Pubblico ormai da più di quindici anni i miei interventi di attivismo visivo sul blog Channeldraw: si tratta di immagini, in genere commentate da una frase ripresa dalla stampa, che servono a sostenere campagne per i diritti umani oppure per segnalare in modo iconico una notizia o un fatto che mi colpisce particolarmente. Queste immagine sono utilizzate, previa richiesta, dagli attivisti di tutto il mondo per creare magliette, banner, poster, ecc.
Nel 2013 ho seguito da vicino le mobilitazioni di Gezi Park: i miei tweet in particolare sono stati utilizzati dagli attivisti, rinchiusi in una specie di cortile sotto osservazione della censura, per raccontare quello che stava succedendo. Questo mio sostegno non ha avuto allora conseguenze dirette.
Tuttavia nel 2016, a seguito delle leggi speciali emanate dopo il fallito golpe, sono finito nel mirino dei tribunali turchi.
La corte per i reati criminali di Golbasi (Ankara) il 28 luglio 2016infatti, sulla base del decreto del 15/04/2015 ed in particolare dell’articolo 29 della legge 6639, mi ha accusato, insieme ad altri 37 profili di sostenere il terrorismo, incoraggiare la violenza, minacciare l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale!
Le misure amministrative decretate dalla sentenza di questo tribunale hanno richiesto l’oscuramento in Turchia del mio profilo Twitter (seguito da più di 67.000 persone) ma negata dalla società Twitter e l’oscuramento del blog Channeldraw. La decisione è stata presa in 48 h, senza che mi fosse offerta nessuna possibilità di difesa, né mi fosse comunicato alcunché.
Il tribunale turco mi attacca principalmente per una vignetta pubblicata nei giorni del fallito colpo di stato del 2016 dove ritraggo il Presidente Erdoğan e la bandiera turca sporca di sangue, ma credo che in verità la censura arrivi per colpa dei disegni che ho realizzato tra il dicembre 2015 al gennaio 2016 sull’attacco militare turco all città curda di Cizre.
Si tratta ovviamente di un’azione che concerne la libertà di espressione e che non trova basi in nessuna delle vignette da me postate, che si configurano come critica, a volte anche aspra, di un’azione governativa, ma che certo non hanno nessuna delle caratteristiche a me imputate.
Dopo questa sentenza ho deciso per motivi di sicurezza personale di non recarmi più in Turchia. Non ho certo smesso però di osservare e seguire le notizie su questo Paese.
Mi chiedo se questa azione giudiziaria, condotta contro un cittadino italiano, sia ammissibile, e se sia possibile sostenere una campagna che permetta di mostrare pubblicamente la natura censoria e antidemocratica di questa tipologia di azioni, che nel 99% dei casi colpisce il dissenso interno, ma che in questo caso ha anche superato le frontiere.
Non ho ovviamente nessun interesse personale in questa azione, visto che per fortuna vivo in un Paese che non prevede questo tipo di azioni, tuttavia considero importante sostenere la libertà di espressione anche fuori dai nostri angusti confini.
18 ottobre 2019
Gianluca Costantini