Una storia di normalità strozzata: lo ripete spesso Ilaria Cucchi e ringrazia soprattutto le tante persone normali che strada facendo si sono unite a lei. “Da soli non si fa niente – ripete – sola non avrei potuto fare niente. Prima è arrivato l’avvocato Fabio Anselmo e poi tutti voi. Stiamo lanciando un segnale, la fiaccolata di stasera è per tutti gli Stefano i cui diritti vengono calpestati e di cui nessuno sentirà mai parlare”.
La folla si stringe intorno ad Ilaria e ai genitori di Stefano Cucchi, Rita e Giovanni. Siamo nella periferia sud est di Roma, quartiere Cinecittà, il suo quartiere. Siamo di fronte alla chiesa di San Policarpo, un riferimento per i bambini della zona con il suo oratorio. Sono le sette di sera e le persone rincasano di fretta in questo angolo di Roma. Al microfono si alternano testimonianze di persone del quartiere e di associazioni. Tra le tante ci sono anche le reti di giornalisti, come Articolo 21 e No Bavaglio, che portano la vicinanza di altre associazioni e organismi sociali come Fnsi, Usigrai, Ordine dei Giornalisti, Libera, Amnesty International, Uisp Roma. Cittadini e giornalisti insieme: la parola diritti non conosce steccati tra chi vuole veramente esserci.
Si fanno in corteo cento metri e si arriva nel luogo preciso dove Stefano fu arrestato il 15 ottobre 2009 e non fece più ritorno a casa. Siamo in una delle entrate del Parco degli Acquedotti, su via Lemonia. Ilaria depone una rosa, i partecipanti al corteo si avvicinano, la salutano, la abbracciano e lasciano una candela. In attesa che la verità venga a galla tutta intera, la prima udienza del nuovo processo è fissata tra venti giorni, il 12 novembre. Nelle interviste Ilaria ringrazia magistrati e carabinieri coraggiosi. Da soli non si fa niente, proprio così, hai ragione Ilaria.
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