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I siriani sono e restano carne da macello in questo indecente conflitto

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Tre milioni e cinquecentomila arabi siriani che vivono da anni in Turchia come profughi attendono l’ora in cui saranno deportati: Erdogan non li vuole più e li ricollocherà nel nord della Siria, in quei trenta chilometri che sta occupando militarmente. Li ha “accolti” anni fa quando si atteggiava a “patrono” della causa siriana, poi ha avuto finanziamenti miliardari dall’Europa che non li voleva neanche vedere. Ora li caccia.

Altri tre milioni di siriani, rinchiusi nel ghetto di Idlib e bombardati sistematicamente dai russi da mesi, sanno che li attende lo stesso identico destino. Saranno deportati anche loro in quel corridoio di territorio siriano che Erdogan vuole per sé.

Si riscrive la mappa del nord della Siria, ma soprattutto si riscrivono le loro vite. Loro sono carne comune, senza valore, valgono solo per l’ennesima deportazione.

A sud di quei maledetti trenta chilometri che hanno egemonizzato l’attenzione del mondo ci arriveranno i russi e il regime di Assad. Il piano di partizione di quei territori, con l’assenso degli americani, è già fatto. Il regime di Damasco ha già messo in marcia i suoi effettivi, manca poco e conquisterà i territori del nord della Siria fino a quei trenta chilometri presi da Erdogan, accadrà nei prossimi giorni.

Il risultato sarà molto utile a tutti i grandi attori. Ankara e Damasco torneranno a spartirsi le montagne e la vita dei siriani, con la regia moscovita e il piano assenso iraniano. I curdi perderanno l’illusione di un territorio che attraversa i vecchi confini di Turchia e Siria e che diventi tutto per loro, l’ennesimo stato etnico dal quale avrebbero fatto sparire gli arabi, che vivono lì da sempre.

E per sei milioni di siriani cosa accadrà? Quale sarà il loro domani? Hanno diritto a un futuro anche loro? Sembra di no, ma la cosa più grave e dolorosa è un’altra. Questo diritto non solo non lo hanno, ma non interessa a nessuno che lo abbiano. I siriani sono e restano carne da macello in questo indecente conflitto. Solo Papa Francesco rimane cocciuto a loro fianco, anche con i termini. Ha parlato di nord della Siria, ieri all’Angelus.


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