Il 16 ottobre il re del Marocco, Mohamed VI, ha concesso la grazia a Hajar Raissouni, la giornalista della redazione del quotidiano indipendente “Akhbar al-Yaoum” che il 30 settembre era stata condannata a un anno di carcere per aborto e relazione sessuale extramatrimoniale.
Hajar era stata fermata il 31 agosto insieme al compagno Amin Rifaat, a un medico e a due suoi assistenti, all’uscita di uno studio medico della capitale marocchina Rabat. Anche per loro si prospetta un provvedimento di grazia.
Ricordiamo che in Marocco l’aborto è consentito solo se la salute della sposa sia in pericolo e se lo sposo acconsente. Ma questa eccezione non sarebbe valsa, ovviamente, nel caso di di Hajar e Amin, che secondo il codice penale avevano commesso un reato nel reato.
Peraltro, Hajar ha sempre sostenuto di aver sposato il suo compagno e che solo il ritardo della documentazione proveniente dal Sudan abbia impedito la tempestiva registrazione dell’atto di matrimonio presso l’anagrafe marocchina.
Hajar è la nipote di Ahmed Raissouni, noto teologo islamista ed ex presidente del Movimento per l’unicità e la riforma, uno dei più popolari movimenti religiosi del Marocco.
La giornalista è conosciuta per i suoi articoli critici nei confronti del governo. A maggio aveva pubblicato una lunga intervista ad Ahmed Zefzafi, padre di Nasser, il leader del movimento di protesta Hirak El-Rif che è in carcere.
Nel novembre 2018 l’ex direttore di “Akhbar al-Yaoum”, Taoufik Bouachrine, era stato condannato a 12 anni di carcere per accuse politiche.
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