La tradizionale marcia, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità Ebraica romana volta a ricordare la deportazione del 16 ottobre 1943, quest’anno avrà una veste particolare perché sarà «una manifestazione di memoria e al tempo stesso di solidarietà». Dopo l’attacco alla sinagoga di Halle, in Germania, la marcia sarà un’occasione anche «per prendere le distanze da un linguaggio di odio e una propaganda che rendono più dura la convivenza civile e aprono le porte ad atti di violenza», come ricorda una nota della Comunità di Sant’Egidio. Alla marcia silenziosa per le vie di Trastevere e del quartiere ebraico, cui aderiscono anche studenti e associazioni per i diritti dei migranti, sarà accompagnata da alcuni cartelli con i nomi dei campi di concentramento nazisti e si concluderà presso il Tempio maggiore di Roma con gli interventi, tra gli altri, della presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, del presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, del rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, e del presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, il vescovo Ambrogio Spreafico. L’appuntamento è dunque per domani (12 ottobre) alle 19.15 in piazza Santa Maria in Trastevere per dirigersi verso Portico d’Ottavia seguendo, a ritroso, il percorso dei deportati del 16 ottobre 1943, che dal quartiere ebraico di Roma vennero condotti fino al Collegio militare a Trastevere, prima di essere imprigionati nei treni con destinazione Auschwitz-Birkenau. All’iniziativa aderisce anche Articolo 21, che raccoglie l’appello arrivato dalla presidente della comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, a contrastare le parole dell’odio e della discriminazione. Le azioni di odio sono state precedute da campagne di livore tese a colpire del differenze e diversità, ad alimentare l’antisemitismo, ad innalzare i muri del razzismo. Sarà nostro impegno raddoppiare gli sforzi per contrastare ogni giorno chi tenta di avvelenare i pozzi della civile convivenza.