BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Dicasi mafia…

0 0

Cos’è la mafia? A questo punto è legittimo chiederselo: dopo le sentenza di Roma su “Mafia Capitale” e di Bologna su “Black Monkey”. Serve capirlo, ai cittadini e anche a noi giornalisti. A chi va nelle scuole a spiegarlo – a tentare di spiegarlo – ai ragazzi. Perché stiamo dicendo in tutte le forme linguistiche possibili che il mafioso non è più solo il siciliano baffuto e con la coppola in testa e la lupara in spalla; oggi esiste L’impresa grigia, per dirla con il libro di Stefania Pellegrini, la quale ci spiega – dall’alto di un’esperienza che la vede a capo del Master di UniBo che si occupa di riutilizzo dei beni confiscati ai mafiosi: dal 2012 – che esistono nuovi metodi per favorire un sistema mafioso; che imprenditori e professionisti possono rientrare in quell’area che si colloca tra il bianco del bene e il nero del male, creando quella bolgia cinerina che mette a disposizione capacità e competenze non per svolgere il bene della comunità, ma per fare l’interesse particolare di qualcuno. Ma parlando di colori, possiamo anche citare il Rosso mafia che dà titolo al libro di Nando Dalla Chiesa, altro professore universitario che si occupa di criminalità organizzata, a Milano; che è sceso in Emilia Romagna per scrivere che la mafia “…sfonda nella città dei fratelli Cervi, delle lotte antifasciste, della solidarietà con ogni buona causa…”.

Letteratura, mi si potrebbe obbiettare; che nulla ha a che fare con i testi di Legge. Con i Codici.

Quindi, i battesimi di ‘ndrangheta nei capannoni di Brescello? Le intercettazioni in cui si sentono gli interlocutori parlare di giornalisti a cui si vorrebbe “…sparare in bocca…”? I pentiti che vengono a raccontare di pestaggi e omicidi?

Già, i pentiti: ma allora adesso il principale accusato del processo Black Monkey, quel Nicola “Rocco” Femia calabrese di Conselice, che dopo la condanna in primo grado ha deciso di raccontare la sua vita di ‘ndranghetista, cosa ha raccontato? Perché se non c’è mafia – o meglio, se non c’è associazione mafiosa –, non si può neanche parlare di pentimento. Da cosa?

E se cade il 416bis, l’articolo che appunto prevede l’associazione mafiosa e l’eventuale ‘concorso esterno’, cadono anche tutte le aggravanti; e politici e amministratori che sono entrati in contatto con questi soggetti, non facevano più operazioni di “lobbieraggio” con dei mafiosi, ma con imprenditori. E gli imprenditori emiliano romagnoli che si sono prestati a fare da Stargate alla mafia, sulla via Emilia, hanno solo messo in piedi collaborazioni societarie; certo, per realizzare affari illeciti: ma è “criminalità ordinaria”. Ai dipendenti di quelle imprese, cosa diciamo? Che quando i mafiosi gli imponevano la restituzione dei buoni pasto, facendo valere il loro assetto criminale, avrebbero potuto ribellarsi? Allora dobbiamo anche chiedere scusa agli organizzatori della Festa dell’Unità di Ravenna, edizione 2015, che avrebbe ospitato uno stand che era riconducibile alla famiglia Femia, in cui – secondo la stampa – si poteva addirittura giocare con le slot machine!

Spiegatecelo, per piacere, cos’è la mafia.

«Questo è il clima» commenta Giovanni Tizian, il giornalista a cui un imprenditore piemontese esprimeva l’auspicio di sparare in bocca, e a cui la Corte d’Appello odi Bologna ha revocato il risarcimento del danno patito. Tizian vive sotto scorta; ma la mafia qui non c’è. Si è solo trattato di affari (illeciti) con le slot machine; un principio terribile. Perché allora il mafioso è tale solo se compie reati “mafiosi”: commercio e spaccio di droga, omicidi, estorsioni, richieste di pizzo… Se invece commette reati altri – magari utilizzando lo stesso tenore comportamentale – per compiere atti illeciti dissimili, è cosa diversa. Niente aggravanti, niente condanne “mafiose”.

È una pacchia; si sentono saltare tappi di champagne …in quella fettaccia di terra tra il Po e l’Appennino…! Ma non bisogna meravigliarsi. Dopo frasi tipo: “…con la mafia bisogna convivere…” (guarda caso, detto in dialetto parmigiano da un ministro dei “Lavori pubblici”…) e il PIL ingrossato dai traffici illeciti, concetti sul modello “…qui la mafia non esiste…” appaiono robetta puerile.

Aspettiamo le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello; e speriamo che ci sia la risposta alla nostra domanda.

Cos’è la mafia?


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21