Il tradimento compiuto dagli Stati Uniti nei confronti dei curdi nel nord del Siria, usati per sconfiggere l’ISIS e poi abbandonati alla mercé dell’autocrate Erdogan, fa il paio con il tradimento che la stessa Casa Bianca stava consumando verso il popolo afghano a metà settembre e che non è escluso si riproponga a breve.
Siglando un accordo di pace (al ribasso) con i talebani, finalizzato solo a tutelare le basi americane in Afghanistan e gli interessi elettorali del presidente americano, Washington avrebbe portato il Paese verso una nuova guerra civile, rilanciando i talebani al potere.
Dopo diciotto anni di conflitto è ormai chiaro che i talebani non possono essere esclusi dalla vita dell’Afghanistan e che senza di loro la pace non sarà mai raggiunta in una guerra che nessuna delle due parti riesce a vincere. Allo stesso tempo non si può trattare solo in riferimento ad aspetti militari e politici, senza partire dai valori – quelli della Costituzione afghana – che sono stati usati per 18 anni per giustificare la missione militare e la presenza occidentale nel Paese.
Nel mezzo dell’amnesia dell’informazione italiana e mondiale, che ha fatto dell’Afghanistan la crisi dimenticata per eccellenza, sono tornato a Kabul nelle scorse settimane per il Tg3 per testimoniare e raccontare la situazione nel Paese e la paura di tornare indietro dopo anni di progressi, seppur fragili e contraddittori.
Nella puntata del 18 ottobre di FuoriTg, la rubrica del Tg3 curata da Mariella Venditi, abbiamo raccontato le storie delle donne afghane che resistono, la situazione di quel segmento della società che rischia di piû rispetto al ritorno dei talebani al potere.