E’ stato proiettato, nella sala giardino del Lido in concorso Orizzonti, il corto vincitore del Premio Zavattini 2018 “Supereroi senza Superpoteri” di Beatrice Baldacci. In esso, utilizzando materiali d’archivio anche personali, l’autrice racconta il rapporto con la mamma dall’infanzia alla giovinezza. La loro frequentazione non è potuta continuare dopo quel breve periodo e la memoria si avvolge in un dolore dal quale vorremmo difenderci, soprattutto quando la caducità umana troppo presto ci mette di fronte al fatto che dobbiamo cavarcela da soli. “Supereroi senza superpoteri” è l’unico corto italiano in concorso. Beatrice Baldacci ci parla dell’esperienza del premio Zavattini.
Dal premio Zavattini al Concorso Orizzonti, che impressione fa?
Sono contenta ed emozionatissima. L’impressione non può che essere meravigliosa. Mai avrei pensato di poter essere qui con un corto e sto ancora metabolizzando.
Com’è nata l’idea del corto?
Ho studiato cinema in un’accademia di Belle Arti a Roma. L’idea del corto è nata prendendo in considerazione il bando del Premio Zavattini, soprattutto perché sentivo l’esigenza di affrontare una mia esperienza personale. Il corto è un documentario autobiografico nel quale sono riuscita a raccontare il rapporto con mia madre, prima e dopo la sua malattia.
Lavorare al cortometraggio è stato anche un aiuto psicologico?
Si assolutamente. L’elaborazione dell’esperienza con mia madre è stata fondamentale in questo cortometraggio, racconto davvero la nostra storia.
Conta l’esigenza di aver qualcosa da dire perché un lavoro venga bene?
Per essere creativi direi che è la base.