C’è chi vive con una scheggia in corpo, perché estrarla farebbe più danni che tenersela. Il PD di Zingaretti ha avuto la stessa sorte con Renzi, ormai un indipendente a cui il partito ora – con un Governo da curare – non può dedicarsi. Anche perché il senatore rignanese, benché evitando accuratamente dichiarazioni esplicite, ha fatto una poderosa autocritica aprendo per primo ai grillini e smentendo di fatto il clamoroso no espresso quasi un anno e mezzo fa.
Ora Zingaretti dovrà con un occhio seguire il Governo e con l’altro gestire l’altra discontinuità, quella del partito. Molto più difficile da realizzare, perché Renzi – con suoi uomini in importanti ministeri, la conferma della Leopolda e nessuna intenzione di sciogliere i suoi Comitati Civici – e sempre deciso a condizionare il partito con le valigie vicino alla porta. Un problema serio per Zingaretti. Perché se la scheggia si muove, produrrà una forte emorragia di consenso
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